Prefettura ‘chiude’ ristorante del leader IoApro, dipendenti senza lavoro

Momi ioapro

di Chiara Bernardini – Si piega, ma non si spezza. Momi, titolare di tre attività fiorentine e capofila del movimento IoApro, non smentisce carisma e grinta. Ieri, il fulmine a ciel sereno: una pec dalla prefettura di Firenze annuncia la chiusura definitiva del suo ristorante, Tito. In realtà si tratta di una intimazione, ma il locale, almeno per i prossimi dieci giorni, resterà regolarmente aperto. Il motivo? Cattiva condotta per la rottura dei sigilli, imposti a metà aprile, a seguito di una denuncia penale per apertura illecita.

Ha 34 anni, vive a nel capoluogo toscano e ha costruito la sua vita attorno alla ristorazione. Da mesi lotta contro le restrizioni, tanto da aver creato uno dei movimenti più noti dell’ultimo periodo: IoApro. Poche parole e molti fatti è sempre stato il suo motto. Così, appellandosi al diritto del lavoro è rimasto aperto anche durante l’ultimo lockdown. Ha accettato le multe, si è affidato agli avvocati per tutelare la clientela e ci ha sempre messo la faccia senza nascondersi mai. La resa non è contemplata nemmeno questa volta:

non esiste la libertà di parola

Non mi fermerò mai di fronte a nessuno. Non ho paura, so di essere nel giusto e di lavorare con etica. Può venire chi vuole a chiudere il locale, ma io non mollerò mai perché non è corretto, anzi è vergognoso – incalza in una diretta Facebook, amareggiato dall’improvvisa decisione della prefettura – Vorrei che il messaggio arrivasse forte e chiaro, anche se è la terza volta che provo a esprimermi e vengo bloccato dalla piattaforma. Nel 2021 non esiste la libertà di parola e questa ne è la dimostrazione. È inaccettabile”.

Preso d’assalto dai media, Momi si dice disgustato da come la notizia sia trapelata in poco tempo: “Io ho ricevuto una Pec e prima ancora che la leggessi ho ricevuto chiamate da 15 giornalisti per sapere cosa fosse successo. Non mi ero ancora espresso, anzi nemmeno ero a conoscenza, ma alcuni membri della stampa già sì. Dunque se proprio dobbiamo parlare di legittimità vorrei sapere perché la mia privacy non sia stata rispettata e chi sia il responsabile della divulgazione. La legge dovrebbe valere per tutti“.

Non ho fatto niente di illegittimo

Di una personalità invidiabile, il suo unico scopo è fare in modo che tutta Italia, nessun cittadino escluso, possa tornare a lavorare e a vivere dignitosamente: “Io non sono qui per me, chiudetemi il locale, levatemi la licenza, prima o poi però le persone si accorgeranno di ciò che sta accadendo. Presiedo una società sindacale per gli esercizi pubblici e se questo fatto può far tornare a lavorare gli italiani ben venga. Non mi sono mai esposto per ricevere qualcosa, ma perché ho visto la sofferenza negli occhi di chi da un anno sta accettando queste ingiustizie – prosegue – Mi reputo una persona onesta che visto il mondo di oggi credo sia una dote rara, così come lo sono i miei colleghi e amici. Non ho fatto niente di illegittimo, queste sono ritorsioni che mi aiutano capire come non ci possa essere dialogo con determinate istituzioni”.

Da oggi Momi ha 10 giorni per presentare le sue contro-deduzioni in modo da far ritirare l’imminente serrata del locale: “Non ci arrenderemo. Saremo qui dentro quando vorranno chiudere, io e chi vorrà – conclude – Siamo stati etichettati come criminali e non lo siamo. Faremo tutti i ricorsi possibili, quello di ieri è stato un atto gravissimo. Venire a sapere dai media e da altri di questa decisione non solo è illegittimo, ma vergognoso. Il comune ha lanciato il guanto di sfida, metteremo insieme tutto questo per continuare la nostra battaglia“.

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