“Il 18 febbraio scorso ricevetti un plico anonimo, all’interno c’era una lettera anonima di accompagnamento di una stampa di un verbale di interrogatorio della Procura di Milano, senza timbri, né firme, dove si faceva riferimento a questa presunta loggia massonica”. Lo ha detto il pm e consigliere Csm Nino Di Matteo, ospite a Piazza Pulita su La7.
“Dai dettagli – ha aggiunto -, dalle date e dalle circostanze descritte nel plico, capii subito che l’accusa nei confronti di Sebastiano Ardita era falsa. Una bufala, perché i dettagli dell’avvocato Amara erano facilmente smentibili e spero presto che vengano smentiti ufficialmente. Mi colpì tutto di quello che lessi, ma mentre per altri non ero e non sono in grado di dare un giudizio, per Ardita constatai subito l’assoluta calunniosità. I dettagli non solo erano imprecisi, ma falsi e i suoi rapporti con gli appartenenti a questa presunta loggia sono inesistenti”, afferma Nino di Matteo.
“Ardita non è un magistrato qualunque, ma un magistrato che nella sua lunga attività ha sempre combattuto questi poteri occulti e ogni forma di condizionamento. Si è sempre esposto con coraggio. Non ho mai conosciuto Amara, solo dalla cronache, e quando ricevetti quel plico pensai subito a un tentativo di delegittimazione e condizionamento della sua attività, del Cms e anche indirettamente della mia”.
“Cosa volevano colpire? Il dottor Ardita, sempre irreprensibile contro i poteri occulti. Con lui ci stiamo impegnando con forza, per contrastare alcuni mali diffusi come il cancro nella magistratura, quali il carrierismo e la degenerazione correntizia. Stiamo facendo di tutto per contrastare questa deriva, per difendere i colleghi veramente liberi e coraggiosi” ha detto ancora Nino Di Matteo. “Auspico che l’autorità giudiziaria voglia andare a fondo, anche attraverso testimonianze. E’ una storia di una gravità inaudita. Sarebbe grave sia se questa loggia esistesse, ma ancora più grave se invece questa loggia fosse inventata e fossero così stati coinvolti esponenti dello Stato e delle istituzioni. Bisogna andare a fondo”.
“Bisognava indagare su questi verbali? Certo, ma per indagare bisogna formalizzare. Io sono stato pm, quando si vuole indagare si riesce ad avviare accertamenti e gli accertamenti su Ardita erano di facile soluzione. Storari se riteneva che l’indagine fosse boicottata, avrebbe potuto e dovuto denunciarlo a livello istituzionale”.
E ancora: “Come magistrato, già da quando operavo a Palermo e poi all’Antimafia, avevo contezza che alcune dinamiche del Csm fossero in gran parte condizionate e malate dal prevalere di logiche correntizie. Dissi che alcune logiche del Csm assomigliavano a logiche mafiose. Una frase che oggi ripeterei”. ha concluso Nino Di Matteo. adnkronos