Israele contro Gaza, Netanyahu contro Hamas. Uno “scontro militare classico”. E se la carriera politica del primo ministro israeliano è “finita”, il movimento che controlla la Striscia è composto da “fanatici islamisti” paragonabili a “Hitler, Pol Pot e Stalin”, mentre coloro che in Italia sostengono le posizioni di Hamas appoggiano “assassini seriali” e “farebbero bene a mettersi sui binari del tram ed aspettarlo”. Così in un’intervista all’Adnkronos Edward Luttwak, politologo ed economista Usa, osserva la nuova escalation in Medio Oriente e non risparmia giudizi trancianti verso l’una e l’altra parte.
Commentando un possibile ingresso delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza, alla luce delle voci poi smentite che si sono rincorse nella serata di ieri, Luttwak sostiene che “per il momento” l’artiglieria, la marina e l’aeronautica di Israele stanno riuscendo a colpire numerosi depositi di razzi e finché questi obiettivi continueranno ad essere centrati “non c’è ragione di mandare truppe”.
Il politologo, che stima in “50mila razzi” l’arsenale di Hamas e ritiene che sia stato costruito “grazie ai soldi del popolo iraniano”, sostiene che finché i raid si riveleranno efficaci si andrà avanti senza che venga dato il via libera a un’operazione di terra, che provocherebbe “più vittime”. “Personalmente – precisa – non sono favorevole all’invio di truppe di terra se le altre azioni si dimostrano efficaci. Ma quest’arsenale deve essere distrutto”.
Secondo Luttwak, preannunciare un’operazione di terra e inviare carri armati e reparti di fanteria alla barriera con Gaza fa parte di una strategia per “indurre i miliziani di Hamas ad entrare nei tunnel, che poi vengono bombardati. Così una volta che decideranno di inviare le truppe troveranno i miliziani fuori dai tunnel” e potranno infliggere loro maggiori perdite.
Il politologo, sottolineando che “la comunità internazionale appoggia il governo palestinese”, dichiara che “quest’attacco di Hamas è un attacco all’Anp, per farle vedere che loro sono veri eroi che sfidano Israele”. Per Luttwak, si tratta di una “rivalità politica” che vede “contrapposte due ideologie, una islamista l’altra razionalista”.
Luttwak analizza quindi la situazione politica in Israele evidenziando uno “stallo politico” che, a suo modo di vedere, “riguarda in realtà molti Paesi con sistemi parlamentari, dove oggi ci sono coalizioni deboli e grandi difficoltà a formare i governi”. Al contrario, afferma il professore, “gli italiani hanno deciso di abbandonare il metodo democratico, di tirare fuori una persona, prima Monti ora Draghi, e farlo capo dei capi, con tutti che si allineano e obbediscono“, mentre “nei Paesi democratici dove insistono ad avere dei capi eletti non si riesce a creare un governo”.
Il politologo ritiene che il ciclo politico di Benjamin Netanyahu sia “finito” e che neanche un conflitto possa “avvantaggiarlo” e dargli la forza di creare un governo solido. “La sua carriera politica è finita, nessuno lo appoggia se non gli ultimi fedelissimi nel suo partito”, sostiene, indicando tuttavia che ci sono personalità “come Bennett e Gantz che sono qualificati e capaci di dirigere la situazione”.
Hamas vuole distruggere Israele
Le parole più dure il professore le riserva per Hamas, un movimento che ha “lo scopo dichiarato di distruggere lo Stato di Israele. Appoggiare i palestinesi in generale è perfettamente legittimo, appoggiare Hamas significa appoggiare degli assassini seriali o Hitler, Stalin, Pol Pot”, incalza.
“A chi ha chiesto di organizzare le elezioni a Gaza gli hanno messo un cappuccio in testa e lo hanno ucciso. Quello di Hamas è un governo che terrorizza la popolazione di Gaza e che, se si andasse al voto, prenderebbe il 14%. E se ci sono italiani che appoggiano Hamas dovrebbero mettersi sui binari del tram e aspettarlo”, conclude.