di Silvia Mari – Tra gli endorsement sul DDL Zan non poteva mancare la voce di Roberto Saviano che alla trasmissione ‘Che tempo che fa’ , in una sorta di messa laica, ha spiegato le motivazioni che renderebbero questa legge indispensabile. Ha riconosciuto le criticità di alcuni passaggi come quello in cui si introduce il concetto di identità di genere, ma non importa perché secondo lui ‘va fatta’ presto e lo stallo in cui è rimasta è l’immagine di un paese intollerante e senza rispetto. Che poi già la parola tolleranza fa venire i brividi.
Non sarebbe liberticida, secondo lui, eppure l’articolo 4 del Dddl Zan così recita: ‘Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti’ e sulla ‘determinazione del concreto pericolo’ . A Saviano non sfuggirà la ricca e ambivalente ermeneutica che verrà consegnata nelle mani dei giudici e che è poco affine al linguaggio che si conviene al codice penale. Ma anche qui dovrebbe valere un atto di fede del legislatore nella magistratura.
Il Ddl Zan e la litania sulle donne
La messa laica si è conclusa con la solita litania sulle donne, disabili e comunità di discriminati, in un accostamento errato per logica prima di ogni altra cosa, funzionale ad evocare una specie di sentimentalismo salottiero per l’accolita dei derelitti.
Le donne non sono una comunità caro Saviano e i giudici non ci salveranno dai nostri peccati. Basta leggere le sentenze sui femminicidi per trovare quelle belle attenuanti che non hanno fatto saltare dalle sedie nessuno, né riempire le piazze, o quei bei prelevamenti coatti dei bambini esercitati dallo Stato, magari in spregio a sentenze di altre Corti superiori, tanto per fare qualche esempio.
Avete deciso, gli intellettuali come lei, che l’emergenza è un’altra e che l’odio si combatte scrivendo un articolo 1 sul sesso anagrafico. Nessuno sa cosa sia, nessuno ha spiegato cosa c’entri. Non è vero che aggiungere diritti non ne toglie altri. È funzionale a distrarre l’opinione pubblica e ci siete riusciti, infilando le donne nell’angolo comodo della vulnerabilità. Con buona grazia di chi ve lo sta permettendo. www.dire.it