di Antonio Amorosi – Vaccinati che hanno gli anticorpi alti ma si infettano lo stesso. E’ quanto risulta da un nuovo studio della prestigiosa rivista americana The New England Journal of Medicine. Per quanto la vaccinazione stia prevenendo dal ceppo originario “queste osservazioni”, spiega il gruppo di ricercatori che ha dato corpo alla ricerca, “indicano un potenziale rischio di malattia dopo la vaccinazione riuscita e la successiva infezione da virus variante, e forniscono supporto per gli sforzi continui per prevenire e diagnosticare l’infezione e per caratterizzare le varianti nelle persone vaccinate”.
Da altri studi sappiamo che ci sarebbero in giro quasi 500 varianti al ceppo originario, alcune ancora non catalogate. Infatti ai virus iniziali si sono sostituiti altri ceppi meno mortali. E siamo nella norma, accade sempre così, con ogni tipo di virus.
Gli studiosi che pubblicano per NEJM hanno osservato una “coorte di 417 persone che avevano ricevuto la seconda dose di vaccino BNT162b2 (Pfizer – BioNTech) o mRNA-1273 (Moderna) almeno 2 settimane prima, abbiamo identificato 2 donne con infezione da rottura del vaccino. Nonostante le prove dell’efficacia del vaccino in entrambe le donne, i sintomi della malattia da coronavirus 2019 si sono sviluppati e sono risultati positivi per Sars-CoV-2 mediante test di reazione a catena della polimerasi. Il sequenziamento virale ha rivelato varianti di probabile importanza clinica, tra cui E484K in 1 donna e tre mutazioni (T95I, del142–144 e D614G) in entrambe”.
Il vaccino produce sviluppo di anticorpi
Nonostante l’evidenza che la prima dose di vaccino abbia portato a una forte risposta anticorpale le due donne si sono ammalate.
Lo studio è un brief note, cioè è un’analisi di pochissimi casi ma molto in profondità con tanto di quadro genetico e approfondimento nel dettaglio. Non tutti i 417 sono stati sottoposti alle stesse esposizioni, come è ovvio che fosse, cioè dopo la vaccinazione le persone hanno continuato a vivere la propria vita. Ma in sostanza anche se il vaccino ha fatto il suo lavoro, sollecitando lo sviluppo degli anticorpi, le varianti hanno comunque colpito, anche se non in modo grave. Non sappiamo se è stata la condizione di salute delle donne e il loro quadro clinico ad avere evitato forme più gravi di malattia o se le varianti in particolare erano di per sé meno aggressive.
La prima paziente è “una donna sana di 51 anni senza fattori di rischio per Covid-19 grave che ha ricevuto la prima dose di vaccino mRNA-1273 il 21 gennaio 2021 e la seconda dose il 19 febbraio. Dieci ore dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino, si sono sviluppati dolori muscolari simili a quelli influenzali. Questi sintomi si sono risolti il giorno successivo”.
Fino a qui siamo nella normalità. Ma “il 10 marzo (19 giorni dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino), si sono sviluppati mal di gola, congestione e mal di testa”. La donna “è risultata positiva per Sars-CoV-2 RNA alla Rockefeller University più tardi quel giorno. L’11 marzo ha perso il senso dell’olfatto. I suoi sintomi si sono gradualmente risolti in un periodo di una settimana”.
La seconda paziente è anch’essa “una donna sana, di 65 anni senza fattori di rischio per Covid-19 grave che ha ricevuto la prima dose di vaccino BNT162b2 il 19 gennaio e la seconda dose il 9 febbraio. Il dolore che si è sviluppato nel braccio inoculato è durato 2 giorni”. Dopo meno di un mese, “il 3 marzo, il suo partner non vaccinato è risultato positivo per Sars-CoV-2”. “Il 16 marzo, affaticamento, congestione sinusale e mal di testa si sono sviluppati nella paziente. Il 17 marzo si è sentita peggio ed è risultata positiva per Sars-CoV-2 RNA”, cioè 36 giorni dopo aver completato la vaccinazione. I suoi sintomi si sono stabilizzati e hanno iniziato a risolversi il 20 marzo.
Malgrado gli anticorpi, ci so può infettare con le varianti
“Queste osservazioni non minano in alcun modo l’importanza degli sforzi urgenti compiuti a livello federale e statale per vaccinare la popolazione statunitense”. Ma bisogna tenere presente che ci si può infettare con le varianti. In questo caso hanno aggirato gli anticorpi
Per questo, scrivono gli studiosi, ci vorrebbe un pan-vaccino che protegga da tutte le varianti. Una situazione non semplice e facile da risolvere. Occorre per questo investire nel cercare di capire come si evolvano questi tipi di malattie anche negli asintomatici. Di fatto le immunizzazioni si stanno comunque dimostrando meno potenti contro la variante, soprattutto quella sudafricana ma ce ne sono diverse ancora non catalogate che funzionano di par grado.
Lo studio intende fornire “sostegno agli sforzi per promuovere un nuovo richiamo del vaccino (oltre a un vaccino pan-coronavirus). In questo senso gli studiosi segnalano che “nel gennaio 2021, Moderna ha annunciato gli sforzi clinici per indirizzare una nuova variante di Sars-CoV-2 che è stata identificata per la prima volta in Sud Africa e include tre mutazioni (E484K, N501Y e K417N) nel dominio di legame del recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2”.
Gli studiosi sottolineano l’importanza di trovare strumenti validi per la mitigazione del virus, incluso test seriali su persone asintomatiche e un sequenziamento rapido della Sars-CoV-2 ottenuto soprattutto da una varietà di persone ad alto rischio che sono quelle principalmente da proteggere.
Stanno selezionando varianti, proprio vaccinando.
Ottimo, avanti così.