Resistenza e Liberazione, 25 aprile è ogni giorno in tempi di Covid

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di Aldo GrandiFesta della Liberazione, si finisce sempre per rendere questa giornata una sorta di celebrazione stantia e priva di confronti con il presente. Vogliono darci ad intendere che arrestare qualcuno per furto o per spaccio sia, sostanzialmente, la stessa cosa o quasi che multare o denunciare chi contravviene alle misure coercitive imposte da questa classe digerente per fronteggiare questa emergenza sanitaria. In un nostro vecchio libro, Insurrezione armata, che raccoglieva le testimonianze degli ex militanti di Potere Operaio – gente che quando manifestava lo faceva sul serio, non come accade oggi – Guglielmo Billy Bilancioni raccontava questo aneddoto avvenuto durante un corteo di protesta:

Un carabiniere mi disse: lottate lottate, che se poi vincete, a noi ci mettono una stella rossa sopra il cappello e vi picchiamo lo stesso. Brutale come discorso, ma assolutamente concreto. Del resto, non a caso la polizia fascista è diventata, all’indomani della Liberazione, la polizia della Repubblica Italiana nata dalla Costituzione e coloro che avevano perseguitato, arrestato, incarcerato gli antifascisti divennero, poi, gli stessi che fecero altrettanto nei confronti degli operai e delle classi popolari nell’immediato dopoguerra e non soltanto.

Questo a dimostrare, qualora ce ne fosse bisogno, che quando si indossa una divisa, il libero arbitrio e l’autonomia di pensiero se ne vanno a quel paese e si obbedisce, per lo stipendio il più delle volte, anche a ciò che non si condivide e ne abbiamo dimostrazione, di questi tempi, ogni giorno di più.

Festa della Liberazione?

Oggi è il 25 aprile anniversario della liberazione del nostro Paese dalla dittatura nazi-fascista. Giusto celebrarlo e altrettanto giusto evitare ogni retorica attenendosi ai fatti che già di per se stessi sarebbero sufficienti a dimostrare da che parte stava la ragione. Invece, purtroppo, si finisce sempre per rendere questa giornata una sorta di celebrazione stantia e priva di confronti con il presente dove il nemico non è, come vogliono farci credere, un risorgente, ma inesistente fascismo-nazismo, bensì e a parere nostro, qualcosa di ben più subdolo, viscido e invisibile – anche se, al momento, meno crudele – di ottanta anni fa.

Si sciacquano la bocca con la Costituzione e non si rendono conto o fanno finta di non accorgersi che ne stanno calpestando i diritti e i principi ogni giorno. Guardano a 80 anni fa e non vedono che il Nuovo Pensiero Unico sta stringendo i cordoni della libertà in vista di un futuro dove le concentrazioni di potere e di ricchezza saranno sempre più in grado di ridurre gli esseri umani a masse amorfe senza alcuna capacità decisionale e intellettiva.

Saremo blasfemi e anche peggio, ma di fronte a una società come quella che ci stanno proponendo, con il mostro tecnologico a controllarci tutti come cavie e senza possibilità di ribellarsi perché vittime di una dittatura protettiva e misericordiosa che agisce per il nostro bene, anche Mussolini, al confronto e in prospettiva, sarebbe una dolce… Euchessina.

Oggi il 25 aprile è ogni giorno, da oltre un anno, da quando è cominciata questa pandemia che uccide a singhiozzo e contagia in minima percentuale, ma che ha messo in mutande milioni di persone stravolgendone la vita e devastandone gli affetti. Peccato che proprio le giovani generazioni non lo comprendano e si ribellino ad un potere che non ha alcuna pietà né, soprattutto, buonsenso.

Quanto, poi e perdonateci la disgressione personale, alla multa che ci hanno appioppato ieri in piazza San Michele, ancora una volta abbiamo avuto la dimostrazione di come sia molto più facile colpire chi sta da solo piuttosto che intervenire di fronte a centinaia di persone. Noi non commentiamo visto che abbiamo già abbastanza querele e denunce, ma è evidente che quanto accaduto non aveva e non ha avuto, a nostro avviso, alcun senso logico. O si multano tutti quelli che violano le prescrizioni – assembramenti, mascherine, distanziamento – oppure si sta zitti, si osserva in silenzio e, con la coda tra le gambe e la consapevolezza di aver evitato figuracce, ci si allontana.

La polizia dovrebbe essere vicina alla gente, spendono al ministero fior di milioni per campagne pubblicitarie dove fanno vedere che gli agenti sono i protettori dei più deboli, ci chiedono inviandoci foto e articoli preconfezionati, di pubblicarli per far fare bella figura a istituzioni e istituzionalizzati e, poi, una volta in strada, dimostrano che la gente, quella vera, quella che vuole vivere, quella che non vuole essere lasciata morire tra quattro mura per un’epidemia che ne contagia pochi e ne uccide ancor meno, non solo non viene aiutata, ma neppure compresa.

Noi, nel ringraziare il questore (o la questora?) per quanto avvenuto ieri, continueremo a rispettare gli uomini e le divise per le quali e a difesa delle quali abbiamo sempre, in trent’anni di (dis)onorata professione, preso le difese. Non sarà certamente una contravvenzione a mutare la nostra convinzione e chi ci conosce da sempre, dai Claudio Arpaia ai Virgilio Russo, dai Leonardo Leone agli Angelo Croci e a tutti gli altri di via Cavour con cui abbiamo avuto a che fare, lo sanno benissimo ed è questo quello che, per noi, conta.

Contano gli Uomini non le divise che indossano.

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