AGI – Gli investigatori della Polizia di Stato hanno individuato e arrestato in Italia il complice dell’autore della strage di Nizza, l’attentato terroristico commesso in Francia a Nizza il 14 luglio 2016. Gli uomini della Polizia di Stato delle Digos delle questure di Napoli e Caserta, attivate dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione e con la collaborazione del Compartimento della Polizia postale e delle comunicazioni della Campania, hanno arrestato Endri Elezi.
Il 28enne cittadino albanese, colpito da mandato d’arresto europeo emesso dalle autorità francesi, poiché ritenuto responsabile di aver fornito armi a Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, autore dell’attentato terroristico commesso a Nizza. L’uomo è stato localizzato a Sparanise (Caserta) sviluppando informazioni trasmesse dalla Direzione centrale e dalla Direzione centrale della Polizia criminale.
La strage di Nizza
Nel 2016 il 14 luglio, data della presa della Bastiglia, festa nazionale francese, diventò per Nizza il giorno del più grave massacro a colpire la città dal dopoguerra. Erano le 22:34 quando la folla assiepata sulla Promenade des Anglais, poco dopo la fine dei fuochi d’artificio, venne falciata da un camion di 19 tonnellate lanciato a 90 chilometri all’ora, procedendo a zig zag per uccidere più persone possibile e non lasciare scampo a chi provava a rifugiarsi sul marciapiede.
Alla guida c’era il trentunenne tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, uno dei tanti estremisti islamici che nel recente passato hanno insanguinato le città europee. Le persone “caddero come birilli”, raccontarono i superstiti inorriditi. Provarono a fermarlo prima un ciclista che tentò di entrare nell’abitacolo e poi un motociclista che gettò il proprio mezzo di fronte alle ruote. A bloccare la folle corsa, durata due chilometri e tre minuti, fu la polizia che sparò contro la cabina di guida del veicolo, dentro il quale sarebbero poi stati trovati esplosivo e armi.
Sulla Promenade rimasero 84 morti, tra cui 14 bambini, e 434 feriti, 52 dei quali in gravi condizioni. Altre due persone sarebbero morte successivamente per le ferite riportate, portando il bilancio finale a 86 vittime.
A distanza di un anno, non solo decine di feriti ancora soffrivano le conseguenze dei danni subiti ma 3 mila sopravvissuti, testimoni e familiari delle vittime ancora erano costretti a ricorrere a cure psichiatriche per guarire dalle cicatrici interiori, tormentati da insonnia e attacchi di panico.
Due giorni dopo l’Isis avrebbe rivendicato la strage di Nizza, perpetrata con una modalità che sarebbe stata replicata più volte, a Berlino il 19 dicembre 2016, a Londra il 22 marzo e il 4 giugno 2017, a Stoccolma il 7 aprile 2017. Come molti altri discepoli del califfato, Lahouaiej Bouhlel non aveva un passato da musulmano devoto.
Secondo Francois Molins, il magistrato titolare dell’inchiesta, il giovane, con più di un precedente penale, si era radicalizzato di recente, aveva iniziato a frequentare la moschea da pochi mesi e, dopo il divorzio dalla moglie, dovuto alle frequenti violenze domestiche, aveva condotto una vita dissoluta, segnata dall’abuso di alcol e droghe. L’attentato, spiegò Molins una settimana dopo il massacro, era nondimeno stato pianificato da tempo, come avrebbe dimostrato il materiale trovato nel telefono del trentunenne.
A quasi cinque anni di distanza dalla strage di Nizza, gli interrogativi rimangono però molti. Chi aveva accompagnato Lahouaiej Bouhlel nel suo cammino di radicalizzazione? Chi lo aveva aiutato a preparare l’attentato? Chi gli aveva fornito le armi? L’arresto a Sparanise del ventottenne albanese Endri Elezi potrà forse fornire alcune risposte.