di Luca Sablone – Una presunta truffa da circa 300mila euro ai danni del Comune di Firenze per la festa dell’unità. È questo quanto ipotizzato in un’inchiesta della procura di Firenze, che ha chiesto il rinvio a giudizio del responsabile tecnico della manifestazione per le edizioni della Festa dell’Unità dal 2014 al 2017. Il procedimento, avviato dal procuratore aggiunto Luca Turco, si concluderà l’8 giugno prossimo. L’accusa ritiene che l’indagato, in qualità di responsabile tecnico, avrebbe procurato “un ingiusto profitto al coordinamento metropolitano di Firenze del Pd”.
Aagli uffici del Comune sarebbe stata indicata una superficie di spazio pubblico inferiore a quella effettivamente occupata per la Festa dell’Unità al parco delle Cascine. Inoltre avrebbe quantificato “in modo falso la ripartizione tra la superficie occupata da attività commerciali e quella occupata per le attività di altro tipo”. L’incaricato di firmare le pratiche amministrative della manifestazione sarebbe stato Giovanni Corsi, che risulterebbe essere sconosciuto agli esponenti del Partito democratico contattati e non avere alcuna carica all’interno.
Dunque, secondo la procura, nel calcolo della Cosap il Comune di Firenze sarebbe stato indotto in errore dalle dichiarazioni artificiose dell’uomo. In sostanza, stando a quanto si legge su La Nazione, l’intera area sarebbe stata sottoposta a un calcolo della Cosap più basso “usando le agevolazioni previste per gli eventi di carattere politico ma non utilizzabili per gli spazi economici e commerciali”.
Festa dell’unità, presunta truffa aggravata
La guardia di finanza ha fatto luce sulle conseguenze che il meccanismo avrebbe apportato: nel 2014 sarebbero stati pagati al Comune 11.999 euro a fronte degli oltre 87.676 dovuti; nel 2015 solo 14.426 invece di 90.982; nel 2016 poi 8.827 piuttosto che gli 88.652; nel 2017 infine 21.934 euro invece di 126.108. L’accusa sostiene la “truffa aggravata perché in danno di un ente pubblico”. Per i legali il responsabile tecnico non si riterrebbe colpevole, ma avrebbe comunque deciso di chiedere la messa alla prova per porre fine alla vicenda giudiziaria.
Le indagini sono partite da un esposto presentato nel dicembre del 2017 da Tommaso Grassi, all’epoca consigliere comunale di Firenze riparte a sinistra. L’esponente di Sinistra italiana nel 2017 interrogò anche il Consiglio sull’argomento in questione, ma ottenne risposte rassicuranti in merito e la vicenda sembrò finire come una semplice e classica polemica tra maggioranza e opposizione. “Avevamo ragione, anche se hanno sempre negato accusandoci di vedere i fantasmi. Adesso il Comune chieda indietro quei soldi non riscossi”, ha aggiunto Grassi. Al momento però, riporta sempre La Nazione, non risulta che Palazzo Vecchio si sia presentato al procedimento a carico di Corsi.