“È con dispiacere personale che confermo la pubblicazione del rapporto (…) elaborato dall’ufficio di Venezia senza l’autorizzazione degli uffici centrali di Ginevra, che era stata negata venerdì e ribadita lunedì dopo mio intervento piuttosto pesante (…). Avevo imposto la discussione preliminare con te, Silvio (Brusaferro, ndr), Franco Locatelli, Andrea Urbani e Ruocco, per lo meno, al fine di evitare di accendere inutili e dannose polemiche. (…).Il momento è delicato… Si sarebbe potuto utilizzare il rapporto come camera di amplificazione degli straordinari provvedimenti di governo”.
È il testo di una mail inviata lo scorso 14 maggio al ministro della Salute Roberto Speranza con cui Ranieri Guerra, il direttore vicario dell’Oms indagato dalla Procura di Bergamo per aver reso false dichiarazioni ai pm, si dispiaceva per la pubblicazione sul sito dell’Organizzazione dello studio dei ricercatori della divisione europea, con sede a Venezia, che descriveva i primi mesi dell’emergenza Covid segnalandone le criticità, alla luce delle misure prese dall’Italia. Lo studio venne poi rimosso dal web in meno di 24 ore.
Il documento inedito e mostrato nella puntata di Report, su Rai 3, è tra gli atti dell’indagine della magistratura bergamasca sulla gestione del Covid, specie in Val Seriana, che anche il mancato aggiornamento del piano pandemico rimasto fermo al 2006, il caso dell’ospedale di Alzano ed altre vicende. Oltre a Guerra sono infatti indagati, per reati diversi come l’epidemia colposa, anche alcuni ex dirigenti della sanità lombarda.
La lettera, che conteneva il link che rimandava al rapporto, è stata inviata dal numero 2 dell’Oms alle 9.18 del 14 maggio 2020, poche ore prima che il documento venisse ritirato, secondo gli inquirenti, per intervento dello stesso Guerra. Il quale tuttavia nella mail scriveva: “purtroppo mi è stata negata ogni possibilità di intervento, invocando da parte degli autori la libertà, l’autonomia e l’indipendenza senza valutare i danni collaterali e l’inevitabile crollo della reciproca fiducia. (…) Non so che dire, aldilà della mia personale dissociazione dal rapporto, che però farà danni ugualmente”. E aggiungeva di ritenere “suicida una posizione di questo genere”. Diverso il tenore dei messaggi mandati via WhatsApp poche ore dopo al presidente del’Iss Silvio Brusaferro, al quale Guerra, tra l’altro, confidava di essere “andato da Tedros (il numero uno dell’Oms, ndr) e fatto ritirare il documento“.
Speranza: decisioni dell’Oms
Sul caso, Speranza ha spiegato che “quella mail ci informava che era stato pubblicato quel report e ci riportava un dibattito legittimo all’interno dell’Oms”. Quelle scelte, per il ministro, “sono state tutte dell’Oms” e non del Governo italiano. E fonti inquirenti, sempre ieri, hanno confermato che il ministro sapeva ed era “irritato” per la pubblicazione del rapporto, ma non fece alcuna pressione per ottenere la rimozione dello studio dalla pagina web.
Lo scorso novembre, sottolinea tuttavia Report, quando venne a galla la vicenda dello studio ‘rimosso’ e venne chiesto a Speranza se avesse letto il rapporto Oms censurato e se conosceva le ragioni della rimozione, dagli uffici di Lungotevere venne risposto che “non si tratta di un documento ufficiale dell’Oms e non è mai stato trasmesso al ministero della Salute, che quindi non lo ha mai né valutato, né commentato”.