Anestesisti contro le riaperture: “Riaprire? È sbagliato. Non ci sono le condizioni, ma si può fare: basta, però, che si dichiari che abbiamo deciso di sopportare decessi e impossibilità di cure per salvare un’economia che è arrivata a un punto limite. L’economia deve avere la precedenza? Bisogna dichiararlo, anche se è incostituzionale perché la Costituzione dice che il diritto alla salute è un diritto primario”. Così all’Adnkronos Salute Flavia Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), sulle riaperture annunciate dal Governo.
“I decessi continueranno ad aumentare – afferma Petrini – l’età media dei ricoveri si sta abbassando e questo è in parte l’effetto delle vaccinazioni, ma indica anche che la virulenza di Sars-Cov-2 è alta se porta al ricovero persone più giovani. Nelle terapie intensive – ricorda – siamo oltre la soglia del 30% che era stata fissata. Ma il 30% significa già allarme rosso, non è un semaforo giallo. Vorrei – dice la presidente degli anestesisti – che venissero i politici nelle nostre rianimazioni.”
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Anestesisti: mancavano i farmaci
“Anche i no vax cambiano idea quando entrano in una terapia intensiva. E vorrei che anche la stampa mostrasse le immagini senza il velo della privacy, perché ci si rendesse conto. Si parla di quello che sta accadendo in Brasile dove mancano i farmaci. È accaduto anche in Italia all’inizio della pandemia – ricorda Petrini – e abbiamo dovuto fare delle chiamate all’estero per raccattare i farmaci che mancavano. E può accadere di nuovo – avverte – perché il sistema non è infinito”.
Anche i medici sono stanchi. “Non ce la facciamo più – dice la presidente Siaarti – ci si domanda quando i sanitari potranno riposarsi. Stiamo lavorando da un anno e tre mesi a pieno ritmo e sotto organico. In più, abbiamo colleghi che, pur vaccinati, sono a casa in quarantena perché sono risultati positivi. Sappiamo – ricorda Petrini – che il vaccino copre ma non al 100% e, anche se si evita la forma grave della malattia, si può essere contagiosi“.
In questo quadro “si continua a ragionare su un sistema in emergenza quando bisognerebbe pensare alla sanità del futuro. Il bisogno di salute non è solo quello delle terapie intensive, i pazienti oncologici e cardiopatici hanno bisogno di cure”.
Insomma, per Petrini “la prospettiva è nera” in un Paese come il nostro in cui “siamo sempre inclini a trovare gli escamotage come le feste a casa nelle zone rosse, affidarsi al buon senso non mi pare una buona idea” e “capirete se sono un pochino irritata quando mi si chiede se è giusto riaprire”, conclude. adnkronos
“Non ci sono le condizioni…” Ma non esistono nemmeno le condizioni economiche per garantire ad oltranza la sistematica chiusura di attività sino ad ora rimaste improduttive. Nessuno nega questo virus né le vittime della patologia da Sars-Cov-2 e non serve essere No-Vax e quindi fare un giro per le terapie intensive, così come chi entrasse ad Auschwitz per rendersi conto sino a che punto è giunto l’abominio dell’uomo (a proposito del termine infame di negazionista affibbiato a chi osa porre delle domande scomode sulla narrativa ufficiale).