Piano pandemico, le intercettazioni che inguaiano Guerra e Speranza

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Francesco Borgonovo per “La Verità – È il 14 maggio del 2020. Da una decina di giorni, gli italiani tentano faticosamente di riconquistare una parvenza di normalità. Il primo lockdown si è appena concluso, ma ancora non si può circolare liberamente sul territorio nazionale. Dal 4 maggio è di nuovo possibile andare al parco e far visita a conoscenti e parenti all’interno del territorio regionale, bar e ristoranti sono ancora chiusi.

Alle 15.42, Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità, contatta Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e membro del Comitato tecnico scientifico. Argomento della conversazione via chat è il report realizzato da un gruppo di studiosi dell’Oms con base a Venezia, capeggiati da Francesco Zambon. Costoro hanno prodotto un documento in cui si esamina la gestione italiana del Covid, che viene definita «caotica e creativa». Parole che potrebbero imbarazzare il governo giallorosso.

Soprattutto, nel report viene messa nero su bianco una verità spiacevole: gli studiosi specificano che l’Italia è arrivata a fronteggiare l’emergenza Covid senza un piano pandemico aggiornato. Quello in vigore è vecchio, risalente al 2006. Sarebbe stato necessario (e obbligatorio) aggiornare il piano pandemico per lo meno nel 2013, ma non è stato fatto.

Chi avrebbe dovuto occuparsi dell’aggiornamento? Il ministero della Salute. E chi era a capo del dipartimento Prevenzione del ministero in quel periodo? Ranieri Guerra. Ecco un altro motivo di imbarazzo, che fa irritare parecchio il numero 2 dell’Oms. Il quale ce la mette tutta per far sì che il report di Zambon e soci venga tolto di mezzo.

Guerra, nel maggio 2020, si trova a Roma. L’ha inviato lì l’Oms per dare supporto al governo italiano e Roberto Speranza lo ha voluto come consulente del Cts. Dunque è sacrosanto che Guerra e il collega Brusaferro si sentano. Più discutibile è ciò che si dicono.

Covid, Ranieri Guerra (Oms) indagato a Bergamo

Guerra: «Sono stato brutale con gli scemi del documento di Venezia. Ho mandato scuse profuse al ministro e ti ho messo in cc di alcune comunicazioni. Alla fine sono andato su Tedros (direttore generale dell’Oms, ndr) e fatto ritirare il documento. Sto ora verificando il paio di siti laterali e di social media dove potrebbe essere ancora accessibile per chiudere tutti i canali. La ritengo comunque una cosa schifosa di cui non si sentiva la mancanza. Spero anche di far cadere un paio di incorreggibili teste. Grazie.

Brusaferro: «Grazie molte. Io sono inesperto ma mi pare che sia proprio una situazione critica».

Guerra: «Hanno fatto una sciocchezza. Gli è stato detto in tutti i modi. Hanno bypassato il percorso autorizzativo per uscire con un rapporto e mettere una firma».

Poco dopo, sempre scrivendo a Brusaferro, Guerra rincara la dose su Zambon e soci.

Guerra: «Hanno messo in dubbio un percorso di costruzione di fiducia e confidenza che sono riuscito con la fatica che sai a proporre e consolidare: ci ho messo la faccia e molto di altro in un ambiente fatto non solo da amici. In più, stiamo mettendo a rischio una discussione molto seria che è stata impostata anche in prospettiva di G20 e di una relazione speciale tra Tedros e l’Italia. Se fossi il ministro manderei tutti all’inferno…».

Piano pandemico e report scomparso

Passano alcuni giorni, arriviamo al 17 maggio 2020. Alle 20.49, Guerra e Brusaferro tornano a parlarsi. Si confrontano su un «sistema di indicatori» proposto da Speranza riguardo alla pandemia, ma poi tornano sul solito tema: il report censurato.

Guerra: «[…] Dovremmo anche vedere cosa fare coi miei scemi di Venezia. Come sai ho fatto ritirare quel maledetto rapporto, ma è stato fatto un lavoro che riletto, emendato e digerito assieme potrebbe avere un senso. Grazie e buona serata».

Brusaferro: «[…] Su testo Oms Ginevra sono anche d’accordo di rivederlo assieme. Domani ne parliamo. Intanto buona serata. Silvio».

Ed eccoci al 18 maggio 2020. In Italia stanno riaprendo bar e ristoranti. Si vede la fine del tunnel, e dovrebbe essere il momento di cominciare a tracciare un bilancio della prima ondata. Ma l’unico documento che un bilancio lo fa – quello di Zambon e soci – è ancora fonte di imbarazzo per Guerra e non solo. Alle 17.30, Guerra scrive a Brusaferro.

Guerra: «Hola vedo Zaccardi (Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto del ministro Speranza, ndr) alle 19.00, vuoi che inizi a parlargli dell’ipotesi di revisione del rapporto dei somarelli di Venezia? Poi ci mettiamo d’accordo su come?».

Brusaferro: «Certo va bene.

Finito l’incontro con Zaccardi, Guerra si rifà vivo con Brusaferro e gli parla di nuovo del report.

Guerra: «Cdg (il capo di gabinetto, cioè Zaccardi, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo assieme. Sic».

Il report imbarazzante deve cadere nel nulla, e se proprio non si riesce a farlo sparire bisogna modificarlo e renderlo presentabile. Chi lo dice? Il capo di gabinetto di Roberto Speranza a Ranieri Guerra. Più chiaro di così…