Un piccolo esercito contro il colosso Pfizer. Lo definisce così Franco Bechis il gruppo composto da “associazioni, organizzazioni e gruppi societari cattolici vicini alla Conferenza episcopale americana e in qualche caso diretta emanazione del Vaticano” che ha dato vita a un cartello. Lo scopo è quello di impedire alla società farmaceutica statunitense di puntare solo ai guadagni, incrementando i tre miliardi e 750 milioni di utile netto sui vaccini, invece di lasciare i brevetti per chi quelle fiale non le può comprare.
“Tutte insieme – ha spiegato il direttore del Tempo – hanno acquistato pacchetti di azioni della multinazionale e in 17 di loro hanno costituito un gruppo per animare quella assemblea depositando anche una clausola di impegno da mettere al voto degli azionisti presenti“.
Dalla loro parte gli aiuti elargiti dallo Stato. “Senza i fondi pubblici per la ricerca – verga il direttore del quotidiano capitolino – non esisterebbe il vaccino e soprattutto Pfizer non lo avrebbe sviluppato se il governo americano non avesse pagato in anticipo nel luglio 2020 1,95 miliardi di dollari per assicurarsi 100 milioni di dosi (al prezzo unitario di 19,50 dollari a dose)“. In sostanza la richiesta del gruppo ai vertici di Pfizer e agli azionisti è quella di sospendere fino a quando non sarà vaccinato tutto il mondo “la proprietà intellettuale” sul vaccino, condividendone invece gratuitamente la produzione, facendo anche il proprio interesse.
“Secondo Moody’s Investor Service, i prezzi e l’equa distribuzione del vaccino saranno i fattori principali che determinano la reputazione di un’azienda (…) La reazione contro i prezzi elevati o il rifiuto di condividere la proprietà intellettuale (…) potrebbero stimolare misure legislative o regolamentari. Ed è stato già depositato un disegno di legge bipartisan alla Camera e al Senato, sulle misure per prevenire la pandemia dei prezzi distorti”. E, ancora più scontato, cedendo i brevetti Pfizer contribuirà a vaccinare tutti senza distinzione.