di Carlo Marini – Il caso della colf e dell’assistente parlamentare di Laura Boldrini continua a tenere banco, nonostante i chiarimenti forniti al Fatto dall’ex presidente della Camera. Oggi a Repubblica si aggiunge un altro capitolo. E la sfera, da amministrativa, diventa emotiva. “Sono una donna sola”, ha confidato l’ex esponente di Liberi e Uguali, ora deputata Pd. Lo racconta nell’intervista strappalacrime a Concetta Vecchio, quasi a voler giustificare le richieste da Il Diavolo veste Prada alla quale sottoponeva la sua assistente parlamentare. Persino per “prenotare la parrucchiera e le visite mediche”.
Boldrini deve da sei mesi tremila euro alla colf – Sulla vertenza della colf, invece, precisa di avere pagato “quasi tutto” alla collaboratice domestica moldava. Mancherebbero solo gli scatti d’anzianità. Per calcolarli, tra patronato e commercialista, i calcoli sono ancora in corso. Tuttavia, non è vero, come sostiene la Lucarelli che sono passati addirittura “dieci mesi”. «Da settembre – dice l’ex presidente della Camera – la commercialista ha provato a contattare la funzionaria del Caf che si occupava della pratica, ma non è mai riuscita a rintracciarla».
La giornalista di Repubblica, per quanto comprensiva, è costretta a domandarle: “Le sembra una spiegazione plausibile?” «Sostiene di avere provato più volte, senza successo. È stato un periodo complicato per tutti. Però – conclude la Boldrini – ammetto che sei mesi sono troppi». L’ammontare sarebbe meno di tremila euro. Per gli stipendi della Boldrini una cifra irrisoria. Per l’ex colf moldava probabilmente no. Ed è singolare che una politica che parla quotidianamente di diritti delle donne e dei lavoratori non lo tenga presente.
La versione di Laura Boldrini: “Un uomo fa prenotare alla compagna. Io sono sola”
Rientra tra i compiti di un’assistente parlamentare prenotare il parrucchiere ? «Non accade solo a me, ma a tutte le persone che hanno agende complesse: dispongono di persone di fiducia per simili incombenze. Un uomo può chiedere aiuto alla compagna, una donna sola no». Conferma pure di aver licenziato la “portaborse” perché aveva osato chiedere lo smart working. «Voleva lavorare ancora da casa, perché era insorto un problema con il figlio. Le ho fatto presente che sarebbe stato complicato vista la complessità del lavoro da svolgere». In effetti, in lockdown trovare un parrucchiere aperto in zona rossa deve essere un lavoro molto complesso.
La Boldrini sostiene di avere ricevuto la solidarietà delle sue colleghe anche di destra. E la butta sul solito attacco alla sua persona e la campagna d’odio contro di lei. Una sindrome da Calimero che ormai non convince più nessuno.
Di certo, sarà sfizioso vedere la Boldrini, alla prossima campagna elettorale o al prossimo dibattito pubblico, quando parlerà di diritti dei migranti e dei lavoratori. Almeno un paio di quei lavoratori, anzi, di lavoratrici, avranno qualche obiezione da fare.