“Cristo è il Mediatore, il ponte che attraversiamo per rivolgerci al Padre. È l’unico Redentore: non ci sono co-redentori con Cristo”. Parole definitive quelle pronunciate da papa Francesco nell’udienza generale, dedicata dal Pontefice al tema “Pregare in comunione con Maria”. E si tratta di una puntualizzazione diretta, almeno nelle intenzioni di Bergoglio, a mettere la parola ‘fine’ a un delicato dibattito teologico-pastorale: quello relativo al titolo di “Maria corredentrice”, auspicato da molti nella Chiesa.
In altre parole, nella sua classica modalità colloquiale con il popolo dei fedeli – anche se in diretta video dal chiuso della Biblioteca del Palazzo apostolico per le esigenze anti-Covid -, il Papa oggi ha respinto l’istanza che venga proclamato un nuovo dogma, appunto su Maria “corredentrice”.
E per farlo non ha mancato anche di ricorrere a una certa vena ironica. La Madonna, ha affermato, “come Madre alla quale Gesù ci ha affidati, avvolge tutti noi; ma come Madre, non come dea, non come corredentrice: come Madre”. “È vero che la pietà cristiana sempre le dà dei titoli belli, come un figlio alla mamma – ha osservato -: quante cose belle dice un figlio alla mamma alla quale vuole bene! Ma stiamo attenti: le cose belle che la Chiesa e i Santi dicono di Maria nulla tolgono all’unicità redentrice di Cristo. Lui è l’unico Redentore”.
“Sono espressioni d’amore come un figlio alla mamma – alcune volte esagerate. Ma l’amore, noi sappiamo, sempre ci fa fare cose esagerate, ma con amore”, ha aggiunto.
Quello di Maria “corredentrice” è uno dei titoli utilizzati nella Chiesa cattolica per la venerazione di Maria: è un concetto teologico che si riferisce al ruolo della Vergine e Madre di Dio nella possibilità di redenzione offerta da Dio a tutte le creature umane.
Il concetto e il culto di venerazione per Maria Corredentrice era molto noto durante il Medioevo, praticato e predicato in larga misura dall’Ordine francescano e da quello dei domenicani. In tempi più recenti, il titolo fu menzionato da papa Benedetto XV nella lettera apostolica ‘Inter sodalicia’ del 1918, mentre non ne esiste traccia all’interno della ‘Lumen gentium’, che una parte dei teologi considera come una summa dell’intera mariologia del Concilio Vaticano II.
Ma un movimento di cattolici, sia laici che religiosi, formato in particolare da coloro che reputano vere le apparizioni di Amsterdam alla veggente Ida Peerdeman, tra il 1945 e il 1959, ha chiesto la proclamazione di un quinto e ultimo dogma mariano per Maria Corredentrice e Mediatrice, vale a dire corredentrice di salvezza e mediatrice di ogni grazia.
Fu poi Giovanni Paolo II, nell’udienza generale dell’8 settembre 1982 a dire: “Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità”. Ma anche sotto papa Wojtyla le commissioni teologiche respinsero la proposta di un nuovo dogma.
Oggi è stata la terza volta che l’attuale Pontefice si è espresso negativamente sull’argomento. La prima il 12 dicembre 2019, nella messa a San Pietro per la Vergine di Guadalupe, scandendo in spagnolo: “Quando vengono da noi con storie che si dovrebbe dichiararla questo, o fare quest’altro dogma oppure questo, non perdiamoci in sciocchezze”.
La seconda, nell’omelia della messa a Santa Marta del 30 aprile 2020, quando disse, con altrettanta sicurezza: “La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere quasi-redentrice o di essere co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia”. ANSA