Morte Sonia Battaglia, il figlio: “Non ci arrendiamo, è stato il vaccino”. “Noi non siamo no vax”. Lo ripetono più di una volta i familiari di Sonia Battaglia, a indicare che la loro non è una lotta contro i vaccini, bensì per arrivare alla verità sulla morte della donna scomparsa alcuni giorni dopo la somministrazione di una dose di Astra Zeneca.
“Non ci arrenderemo – racconta il figlio Raffaele – fino a quand non ammetteranno che è stato il vaccino a ucciderla. Mia madre stava bene, era in perfetta salute”. Nicola Barbatelli oltre a essere l’avvocato della famiglia era anche il genero di Sonia: “Ciò che vogliamo dimostrare è che quella fiala di quel lotto l’ha fatta ammalare. L’esclusione di altre patologie è un elemento a favore di questa tesi. Gli effetti non sono stati immediati, mia suocera è stata consumata lentamente. Sappiamo che non sarà facile, ma vogliamo andare fino e in fondo”.
Per l’ennesima volta, con dolore, il figlio di Sonia Battaglia ripercorre i giorni che hanno portato alla morte della madre: “Il 1 marzo ha ricevuto il vaccino. Ha avuto un po’ di febbre, passata in poche ore. Dopo circa una settimana ha cominciato ad avere sintomi evidenti. Febbre molto alta, difficoltà motorie e di linguaggio, tanto che abbiamo pensato che avesse avuto un’ischemia. Abbiamo chiamato l’ambulanza il 12 marzo e il personale del 118 ci ha detto che le sue condizioni erano buone. Ho insistito perché la portassero al pronto soccorso, ma loro me lo hanno sconsigliato. Nonostante ciò, il 13 marzo siamo ci siamo recati all’Ospedale del Mare, dove abbiamo appreso che era in corso un’emorragia cerebrale, un infarto in corso e un’ischemia. Nel giro di poche ore le condizioni sono peggiorate ed è entrata in coma dopo una trombosi che ha colpito tutto il corpo”.
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