Matteo Orfini – Oggi nel Pd si è tornato a parlare di IusSoli e voto ai sedicenni.
Questo significa che abbiamo approvato le due leggi? No, ovviamente. Ma che abbiamo affermato che per noi sono una priorità.
E che su queste e su tante altre cose apriremo una battaglia culturale e politica nel paese e in parlamento.
È la dimostrazione che si può fare, che è giusto farlo.
Ed è bello che il nuovo segretario del Pd abbia iniziato così il suo percorso, con coraggio e voglia di affermare profilo e identità del Pd.
È quello che in questi anni alcuni di noi hanno provato a fare, spesso ricevendo molte critiche ingiuste.
Se oggi il Partito Democratico può rivendicare di essere più avanti di altri su temi come la parità salariale è perché Chiara Gribaudo in parlamento e nella società ci ha lavorato e dalla sua proposta oggi si parte.
Se possiamo rivendicare la battaglia per i congedi di paternità è perché Giuditta Pini
ci ha lavorato per mesi. Se possiamo sperare che lo ius soli diventi legge è perché a inizio legislatura, quando nessuno ci credeva, quando c’era sempre qualcosa di più importante che veniva prima, ripresentai la proposta che avevamo approvato alla camera nella legislatura passata. Se abbiamo superato i #decretisicurezza è perché in molti non si sono arresi quando sembrava impossibile e hanno continuato a lottare, aggunge Matteo Orfini.
Se il Pd ha assunto quelle posizioni è perché grazie al sostegno di molti di voi, le portammo negli organismi dirigenti e le facemmo discutere e votare, anche quando questo veniva vissuto con fastidio.
Non erano quindi “bandierine”. Erano battaglie politiche.
E averle fatte, magari in pochi, è stato utile al Pd che oggi quelle battaglie può rivendicarle.
Su altre purtroppo c’è ancora tanto da fare, come sulla Libia, sulla patrimoniale, sui precari della scuola.
Ma sono convinto che presto anche su queste faremo passi avanti.
In politica conta quello che si riesce a fare.
Ma conta anche quello che si prova a fare. Rinunciare a una battaglia solo perché è difficile vuol dire aver perso senza nemmeno scendere in campo.
Un Pd che ritrova la voglia di osare, è un Pd che più facilmente ritroverà se stesso.
E allora buon lavoro al segretario e a tutti noi. – conclude Matteo Orfini.