Covid, studio: “Il vaccino non basta, ci vuole altro per debellare il virus”

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di Monica Camozzi – “Sars Cov 2 è anche un virus batteriofago. Significa che entra nei batteri e replica il suo RNA anche da lì. Abbiamo finalmente l’evidenza scientifica, con tanto di foto del virus mentre colonizza il batterio. Ciò significa che stiamo seguendo procedure da integrare. Per debellarlo ci vuole altro rispetto ai virus classici. Non servono solo le chiusure, serve disinfettare e prevenire. Ed ora c’è il razionale scientifico per cui funzionano gli antibiotici.

Avremo bisogno di un vaccino anche contro le tossine che abbiamo trovato e producono i nostri batteri, in maniera molto simile al meccanismo della difterite. I vaccini attuali non saranno sufficienti. Fra un po’ avremo molte più varianti: la variante lombarda, veneta, di Milano e di Roma”.

La scoperta fatta da Carlo Brogna, Simone Cristoni e gli altri dottori del gruppo di ricerca con la capofila Craniomed, fondata nel 2018 per studiare le proteine, è sensazionale. Brogna ha anticipato  tutto, in via del tutto emergenziale,  nel suo libro, in vendita online, “Sars Cov 2, La completa verità”, nato per comunicare alle persone che non hanno una cultura medica tutte le nuove maggiori evidenze sul virus. Che tra l’altro viene immortalato insieme alle tossine mentre si replica anche  nei batteri. Per tutto il gruppo che ha collaborato con Brogna è stata una vera sorpresa: “prima di avere questa evidenza scientifica, che è in fase di approvazione su riviste internazionali a cui stiamo fornendo integrazioni alla ricerca presentata, anch’io seguivo la via classica”.

Cosa significa che Sars Cov 2 è anche batteriofago, ovvero replica il suo RNA attraverso i batteri?

Significa che lui inietta il proprio contenuto genetico nel batterio e da qui esso viene replicato. Di questo abbiamo evidenza assoluta e inoppugnabile con le molte prove sperimentali che abbiamo eseguito. Stiamo raccogliendo anche le foto ai microscopi elettronici. Mi spiego. Un virus normalmente attacca le nostre cellule, ossia l’epitelio e le mucose. Cerca di entrare e di replicarsi e ciò induce una risposta immunitaria nell’ospite. Scatena una serie di eventi biochimici a cui l’organismo risponde con le proteine dell’infiammazione. Ma sopra le nostre cellule c’è il microbioma, ovvero uno strato di batteri “buoni” che convivono con noi. Nel caso di un virus batteriofago, esso non passa senza interfacciarsi prima con il microbioma, ma entra anche nei batteri. Eravamo legati al concetto classico che i Il problema è che i fagi di solito hanno dimensioni dieci volte  più piccole di un coronavirus! Anche la difterite, ad esempio, è una malattia causata da un batterio che produce tossine perché è stato colonizzato da un virus fago.

Come lo avete capito?

Noi in Craniomed facciamo ricerca sulle  proteine. L’assenza di gusto e di olfatto nei malati di Covid è stata oggetto di studio e abbiamo utilizzato una metodica molto fine, la spettrometria di massa, per trovare  alcune proteine anomale, che interferiscono con la trasmissione nervosa dei due sensi sopra citati. Abbiamo trovato tali proteine anomale nel sangue e nelle urine nelle persone colpite da COVID-19. Ebbene, abbiamo osservato le stesse tossine più volte nella medesima persona ma ogni volta con  aminoacidi diversi e questo ci ha fatti risalire a un concetto della biologia classica: quando ci sono difetti di produzione di aminoacidi nella persona, l’origine del problema è di tipo batterico.

Ci spiega esattamente come è stata raggiunta l’evidenza che Sars Cov 2 replichi il suo RNA nei batteri?

Cercherò di spiegarlo in modo semplice. Abbiamo agito mettendo in coltura batteri del  nostro microbioma  e il virus. In primis, abbiamo preso il tampone fecale di alcuni malati COVID-19 e  lo abbiamo messo in coltura fino a 7,14 e 30 giorni, vedendo che il virus aumentava la produzione di RNA. Poi, abbiamo preso il virus e lo abbiamo messo in coltura con i batteri del tampone fecale di una persona non malata, vedendo che anche qui si replicava. Infine, abbiamo preso i batteri del primo esperimento e li abbiamo separati dal virus! Li abbiamo fatti crescere da soli e a 30 giorni continuavano a produrre virioni. L’evidenza era netta ed eravamo increduli a quanto osservato.

Che conseguenze ha questa scoperta su tutto quanto si sta facendo per contenerlo?

Enormi. In primis,  visto che  è anche un  batteriofago bisogna accettare l’evidenza che sta ovunque. Colonizza fogne, acque, mari. Tutto (ecco perché si aveva notizia del virus nella papaia o nel frigo, nelle fogne Olandesi o di Milano, ndr). Non credo che basti chiudere tutto periodicamente senza  disinfettare continuamente, come hanno fatto in Cina, le scuole, luoghi pubblici, mezzi di trasporto,  le strade. La disinfestazione periodica dovrebbe essere fatta con protocolli prestabiliti  e coordinati. Certo, la mascherina è una protezione, ma  non sufficiente. Il contatto e la trasmissione orofecale rappresenta una altra spiegazione agli aumenti continui dei positivi. Inoltre essendo ubiquitario e replicandosi velocemente è riduttivo parlare di variante brasiliana o inglese: fra poco avremo moltissime varianti , la variante lombarda, laziale, poi quella milanese e romana e poi quella individuale! Insomma lo avremo tutti nel giro di qualche anno. La cosa positiva è che ora abbiamo il razionale su come curarlo precocemente  e il fattore tempo risulta importantissimo.  Si può curare con gli antibiotici ed evitando alcuni farmaci ma al “tempo Zero”.

Il covid e i problemi di coagulaziome

Quali antibiotici? E anche qui quale evidenza avete?

Abbiamo testato 18 antibiotici e curato 115 contagiati sintomatici con patologie pregresse. Funzionano benissimo azitromicina, amoxicillina, metronidazolo e vancomicina. Abbiamo dato questi antibiotici e dei probiotici immediatamente e al “tempo Zero”. Il problema di questo virus sono le tossine. Alcune potenziano i farmaci normalmente assunti dalle persone in cura per altre patologie pregresse. Ad esempio causano molti problemi gli antinfiammatori come l’ibufrofene e persino il paracetamolo.  Facciamo un esempio. Abbiamo il razionale che  i batteri producono una proteina molto simile alla fosfolipasi A 2, che agisce sull’infiammazione e potenzia la  polmonite e la coagulazione del microcircolo vascolare. Se somministriamo un  antinfiammatorio FANS amplificheremo  questo effetto. Ovvero rendiamo più grave la polmonite. Da questa sinergia tossine- farmaci sono derivati  aumenti di coagulazione, problemi neurologici, polmoniti. La tossina  simile alla conotossina è quella che risulta più deleteria ed  è quella che agisce sul  nostro sistema nervoso autonomo e aumenta l’effetto di un nostro neurotrasmettitore , acetilcolina,  Risultano pertanto a maggiormente a  rischio tutte le persone che assumono farmaci quali per citarne alcuni gli ace inibitori, i beta bloccanti, calcio antagonisti, farmaci  per il Parkinson, e per altre malattie simili

Le linee guida ministeriali vanno modificate?

Certamente vanno integrate e aggiornate alla luce di queste nuove evidenze. Bisogna procedere a disinfettare  con frequenza i luoghi pubblici perché  non basta la sola  mascherina. Bisogna rimodulare  i protocolli di cura per i medici di base che gestiscono i malati sul territorio

Quante ondate prevede?

E’ difficile dirlo. La natura anche batteriofagica del virus  non propende bene. Ne avremo, forse, tre l’anno con molte  mutazioni. Sarebbe anche normale visto che stesso i batteri non vogliono incontrare una seconda volta il virus. Da settembre scorso stiamo consigliando il tampone nelle feci ed ora anche i cinesi se ne sono accorti: il tampone oro-naso-faringeo può dare dei falsi negativi.Un tampone fecale darà meno falsi. Parlano di variante brasiliana e inglese ma è molto probabile che avremo quella lombarda, quella laziale, quella milanese, romana e ad personam insomma. Il virus muta molto velocemente ed è naturale sia così considerando la sua natura anche batteriofagica. Però si può curare e si possono contenere molto meglio le ospedalizzazioni.

E i vaccini attuali? Servono alla luce di questa evidenza?

Servono altri vaccini, oltre questi già presenti. Visto che  Sars Cov 2  si replica  anche nei batteri, i vaccini attuali avranno un’efficacia parzialmente sufficiente. Per i vaccini a RNA che derivano dalle terapie geniche  non conosciamo ancora se ci sono  degli effetti positivi a lungo termine in termine di efficacia.   Invece andrà sicuramente presa in considerazione   anche, in aggiunta, la soluzione vaccinale  contro le tossine. Chiarisco, sono pro vaccini ma devono essere quelli giusti, non si può ignorare che il virus sia  anche un batteriofago e che soprattutto vengono liberate delle potenti tossine! Qui serve qualcosa per combattere le tossine. Rammento che il vaccino contro la difterite faceva esattamente questo.

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