di Francesco Giubilei – Fabiana Dadone e l’8 marzo con i piedi sulla scrivania. Ci sono vari modi di fare politica essendo donna. Si può guidare per anni una delle principali nazioni al mondo con rigore e serietà come fece Margaret Thatcher, si può ricoprire il più lungo mandato come presidente della Camera nella storia della Repubblica italiana come Nilde Iotti, si può essere l’unico leader donna di un partito come Giorgia Meloni, oppure si può fare il Ministro per le politiche giovanili pubblicando in una ricorrenza importante come la Giornata della donna una fotografia con i piedi sopra il tavolo.
È il caso dell’attuale ministro Fabiana Dadone (in quota M5s) che ha postato sulla sua pagina ufficiale un post sul tema della parità di genere con una fotografia che la ritrae con i piedi sopra il tavolo, una felpa dei Nirvana e con alle spalle le bandiere istituzionali. Nel suo post il ministro per le politiche giovanili tira in ballo il politically correct ma non c’è nulla di politicamente scorretto nel farsi fotografare in questo modo, è semplicemente irrispettoso del proprio ruolo istituzionale.
Ci perdonerà il lettore se citiamo nella stessa frase la Thatcher e la Dadone ma il paragone è calzante per spiegare come si possa essere una donna e svolgere con autorevolezza il proprio ruolo politico.
Nel settembre 1995 una giornalista svedese molto popolare nel suo paese, Stina Dabrowski, intervistò la Lady di ferro. Alla fine dell’intervista la giornalista chiese alla Thatcher di fare un salto davanti alle telecamere, una sorta di rito a cui sottoponeva tutti gli ospiti del suo programma, cercando di convincerla dicendo “l’ha fatto anche Gorbaciov”.
La Thatcher si rifiutò: “Perché dovrei volerlo fare? Non vedo alcun motivo per cui dovrei fare un salto. Io ho fatto grandi passi in avanti, non piccoli saltelli in uno studio televisivo”. Incalzata dalla giornalista la Thatcher rispose: “Non voglio perdere il rispetto della gente che mi rispetta da tanti anni”.
In questa risposta c’è tutto ed è la differenza tra chi pensa di dimostrare emancipazione facendosi ritrarre con i piedi sopra il tavolo (probabilmente al Ministero) e chi invece ha dimostrato con i fatti e il proprio lavoro di essere uno dei leader politici più autorevoli al mondo.
Non dovrebbe interessare se un ministro è uomo o donna, la vera parità di genere si ottiene giudicando le persone in base al loro valore e a quello che fanno a prescindere dal loro sesso e, chi svolge un ruolo come il ministro, dovrebbe capire che oltre alla sostanza esiste la forma.
La Dadone scrive che tra le frasi stereotipate che le vengono spesso rivolte c’è chi afferma: “Non sei troppo graziosa per essere presa seriamente?”. La risposta è semplice: come possiamo prendere sul serio un ministro (uomo o donna che sia) che pubblica una fotografia del genere in una giornata importante come l’8 marzo?