L’emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori produttivi hanno rappresentato, anche nel nostro Paese “uno shock improvviso e senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e, di conseguenza, sul mercato del lavoro”.
Nella media dei primi tre trimestri del 2020 gli occupati diminuiscono di 470 mila unità (-2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente) tornando poco sopra ai livelli del 2016. Contestualmente si registra un calo di 304 mila disoccupati e un deciso aumento di inattivi tra 15 e 64 anni (+621 mila). A ciò corrispondono diminuzioni del tasso di occupazione e di quello di disoccupazione (rispettivamente -1,0 e -0,9 punti percentuali in un anno) e un aumento del tasso di inattività (+1,8 punti). E’ la fotografia scattata dal ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal nel Rapporto sul mercato del lavoro 2020.
Uno “shock senza precedenti” sta investendo l’economia italiana. Nel 2020 il Pil segnerà una “marcata contrazione” crollando dell’8,3% ma nel 2021 ci sarà una ripresa parziale (+4,6%), prevede l’Istat nel rapporto sulle prospettive per l’economia italiana nel 2020-2021.
Il Covid-19 si è manifestato in una fase caratterizzata da segnali di debolezza per l’economia italiana. In questo quadro le misure di contenimento adottate dal governo e il blocco delle attività hanno avuto effetti immediati sulla produzione. Secondo i dati di contabilità nazionale, nel primo trimestre dell’anno il Pil ha registrato una contrazione del 5,3% segnando arretramenti del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell’1,9%, dell’8,1% e del 4,4%.
Mercato del lavoro, ripresa difficile
Inoltre, per il mercato del lavoro si sottolinea che il percorso di ripresa dell’occupazione appare “difficile e lungo”. Misurando in termini di Ula (Unità di lavoro dipendente equivalente a tempo pieno), è prevista una brusca riduzione nel 2020 (-9,3%) e una ripresa nel 2021 (+4,1%). Nel confronto con la media del 2019, nei primi 4 mesi dell’anno circa 500mila persone hanno smesso di cercare lavoro transitando tra gli inattivi. E il tasso di inattività femminile è cresciuto di 2,3 punti percentuali mentre la disoccupazione è diminuita di 2,6 punti percentuali. L’aumento di inattività è stato più accentuato tra la fascia di età 35-49 e 25-34 anni.
Il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro e dell’attività produttiva produrranno poi per l’Istat un effetto marcato sui comportamenti di spesa delle famiglie nel 2020 (-8,7%) e un miglioramento nell’anno successivo (+5%) in linea soprattutto con la prevista ripresa dell’occupazione.
Ma gli indicatori disponibili per maggio mostrano, sottolinea ancora l’Istituto di statistica “alcuni primi segnali di ripresa” in linea con il processo di riapertura delle attività. Cosa confermata anche dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che durante la firma del Patto dell’Export alla Farnesina ha detto: “Cerchiamo di vedere una luce in fondo al tunnel e credo che i dati dell’Istat confermino sostanzialmente le previsioni del governo che indicano la possibilità concreta di una ripresa già nel terzo trimestre, già da questo mese si colgono alcuni segnali di ripartenza”. ASKANEWS