Case all’asta, è boom: in 6 mesi +63,5%

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E’ un vero e proprio boom quello registrato sulle case all’asta nel nostro Paese che, negli ultimi 6 mesi del 2020, ha visto una crescita del 63,5%. Stando al tradizionale Rapporto semestrale sulle aste immobiliari redatto dal Centro Studi Sogeea le procedure rilevate a fine 2020 sono infatti 15.146, a fronte delle 9.262 rilevate nel precedente mese di luglio. Una crescita “che conferma e, anzi, accentua la tendenza emersa lo scorso anno, quando si era registrato un incremento rispetto all’estate”.

Così si legge le report presentato oggi nella Sala Caduti di Nassirya del Senato dal direttore del Centro Studi Sogeea, ingegnere Sandro Simoncini, e a cui hanno partecipato anche Piera Attasi, esperto di diritto immobiliare, l’architetto Giovanni Valente, esperto di regolarizzazione immobiliare, e rappresentanti della Cassa del Notariato. A commentare il Rapporto e i dati dello studio è stato il senatore di Forza Italia Patrizio Giacomo La Pietra.

L’elaborazione della rilevazione, effettuata nel secondo semestre 2020, in piena seconda ondata pandemica, mostra che circa un terzo delle abitazioni in vendita (5.798 unità) si concentra nel Nord del Paese, macro-area in cui l’impennata delle procedure forzate è stata pari al 27,7%. Ancora più severo il dato del Mezzogiorno, ma la brusca risalita è trascinata dalle Isole, dove l’aumento si attesta al 284% (2.105 contro le 584 del semestre precedente) e del 113% nella parte peninsulare (3.027 a fronte delle 1.423 di luglio 2020). Grave la situazione anche al Centro dove si è verificato un aumento del 64%, le procedure rilevate a fine 2020 sono 4.216, mentre quelle di sei mesi fa erano 2.566.

Così come nello stesso periodo aumentano del 7% gli alberghi messi all’asta in Italia negli ultimi sei mesi del 2020: stando al Rapporto, le procedure in corso che riguardano alberghi, bed breakfast, motel, campeggi e simili sono infatti 128, a fronte delle 120 rilevate all’inizio di luglio 2020.

Case all’asta ma anche altri immobili

E la crisi dettata dalla pandemia di Covid-19 sta segnando anche il settore degli immobili e, inaspettatamente, morde anche ospedali e conventi i cui edifici finiscono all’incanto. Dal tradizionale Rapporto semestrale sulle aste immobiliari redatto dal Centro Studi Sogeea risulta che sono stati pignorati e messi all’asta 4 Castelli, 15 Ospedali e 8 Teatri, ma il record delle categorie speciali degli immobili pignorati però va alla carità: ci sono ben 17 Conventi messi all’asta.

“Al fatto che le in difficoltà possano essere impossibilitata a pagare il mutuo e possa vedere vendute le case all’asta, ormai ci siamo quasi abituati, come siamo abituati a vedere imprenditori che credendo nella propria azienda garantiscano gli investimenti con la propria casa. Ma difficilmente pensiamo che nella situazione di difficoltà possa trovarsi un ente benefico, socialmente utile o una famiglia nobile” ha rilevato Simoncini.

“I dati riguardanti le categorie evidenziano come il drastico quadro nazionale sia indirizzato verso quelle difficili condizioni da cui, in questo momento, nessuno può fuggire” ha commentato Simoncini parlando con l’Adnkronos precisando di avere deciso di voler mantenere il “più stretto riserbo” sui nomi e le località di ospedali, conventi, teatri e castelli messi all’asta “per non ledere la loro privacy in un momento di emergenza che non é solo economica”.

La tragedia delle case all’asta colpisce il reddito medio-basso

Simoncini ha rilevato che “il dato uniforme a livello nazionale, dimostra come sia sempre la fascia di reddito medio-bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi: il 66% delle case all’asta ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, percentuale che sale addirittura fino all’89% se si prendono in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro. E nella stragrande maggioranza dei casi, insomma, non si tratta certo di case di particolare pregio”.

“La stima del valore finanziario delle transazioni rilevate in questo secondo semestre, è di circa 1,5 miliardi di euro, di cui, tolte le spese per le procedure, sono circa 1,4 miliardi destinati alle banche. Si può approssimare a circa 160 milioni di euro il valore degli introiti per l’Erario con l’imposta di registro. Stimabile in circa un miliardo di euro, invece, l’ammontare delle ristrutturazioni che seguiranno l’acquisizione degli immobili. In questo caso, le entrate per le casse dello Stato tra Iva e tasse possono essere quantificate in circa 270 milioni” ha rilevato infine Simoncini.  www.adnkronos.com

I dati del 2020Banche, boom di pignoramenti: case all’asta +25%