“Amare l’Italia?” – Caro Presidente del Consiglio Mario Draghi, mi rivolgo a lei da cittadino orgogliosamente italiano, dedito alla missione di riscatto dell’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano, di affermazione del bene primario degli italiani, di rinascita della nostra civiltà italiana.
Premesso il mio rispetto per la sua persona e la mia considerazione per lo spessore professionale e il prestigio internazionale di cui lei gode, chiarendo che abbiamo due visioni della vita radicalmente diverse, mi permetto di contestare il fatto che lei condividerebbe, unitamente ai partiti del suo Governo e all’insieme degli italiani, «l’amore per l’Italia», come da lei sostenuto in chiusura del suo Discorso al Senato
Come può lei dire di amare l’Italia quando, all’inizio del suo intervento, ha precisato che «sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro», cioè di una moneta a debito che ci ha spogliato al 100% della sovranità monetaria con la catastrofica conseguenza di devastazione del nostro sistema di sviluppo e di scardinamento del nostro sistema sociale?
L’euro è lo strumento finanziario che dalla sua entrata in vigore il primo gennaio 2002 ha dimezzato il potere d’acquisto e raddoppiato il costo della vita degli italiani. Una famiglia italiana di quattro persone che con 1.500.000 lire al mese viveva dignitosamente, il corrispettivo di 750 euro l’ha ridotta in uno stato di povertà.
L’euro è la causa strutturale del nostro indebitamento essendo lo Stato costretto a emettere titoli di debito per disporre dell’euro, alimentando una spirale suicida che lo obbliga a indebitarsi per ripianare gli interessi sul debito; dato che lo Stato non può fallire, l’onere del debito ricade sulle famiglie e sulle imprese che vengono condannate a morte con l’aumento delle tasse dirette o indirette che in Italia hanno raggiunto il primato mondiale oscillando tra il 60 e il 70 per cento. L’euro è l’arma con cui l’Unione Europa ha perpetrato il crimine epocale di trasformare l’Italia ricca in italiani poveri.
Come può lei dire di amare l’Italia?
I popoli possono essere sottomessi o tramite i carri armati o tramite l’arma del debito. Noi italiani siamo sottomessi tramite l’arma di un debito pubblico e privato perpetuo, incontenibile e inestinguibile. Il motivo per cui l’economia italiana non può decollare è che l’Italia ha oggi un debito complessivo di 5.337 miliardi di euro (comprensivo del debito delle famiglie e delle imprese, delle banche e dello Stato), pari al 332% del Pil (Prodotto interno lordo) che è di 1.787,7 miliardi, sui quali ogni anno si pagano interessi passivi pari al 4% dello stesso, ovvero 210 miliardi che equivalgono al 13,6% del Pil.
Come può lei dire di amare l’Italia quando ha sostenuto: «Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. (…) Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere»?
A differenza di lei che è italiano sin dalla nascita e che quindi ha ereditato un bene che evidentemente non apprezza nella sua integralità, io questo bene straordinario me lo sono conquistato, l’ho voluto con tutto me stesso. Io ho scelto di amare l’Italia come la mia Patria da valorizzare, salvaguardare, difendere, tramandare ai miei figli e nipoti come Stato nazionale indipendente e sovrano e come Nazione culla della civiltà mondiale.
Amare l’Italia significa volerla indipendente e sovrana
Mai e poi mai potrei accettare di concepire l’Italia come un «riferimento» geografico. Mai e poi mai potrei accettare di concepire l’Italia indipendente e sovrana come un «inganno». Mai e poi mai accetterò la rinuncia alla nostra sovranità che si traduce nella dissoluzione dell’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano per essere fagocitati dagli «Stati Uniti d’Europa» e dal Nuovo Ordine Mondiale assoggettati alla grande finanza speculativa globalizzata, responsabile di aver indebitato il mondo intero per un ammontare di 277 mila miliardi di dollari, pari al 318% del Pil mondiale che è di 87 mila miliardi di dollari.
Oggi la finanza e l’economia di tutto il mondo sono strutturate come uno schema piramidale, la cui sopravvivenza è legata all’indebitamento del prossimo. È il debito che deve essere eliminato e con esso gli interessi passivi contratti.
Coinvolto in iniziative finanziarie che hanno spogliato lo Stato
Lei è un rappresentante autorevole della grande finanza speculativa globalizzata che, secondo uno studio della Banca d’Italia del 2018, ha prodotto un ammontare di «titoli derivati», valuta virtuale di natura speculativa sconnessa dall’economia reale, ribattezzati «titoli tossici» e «titoli spazzatura» quando nel 2008 ci fu il tracollo della Banca d’affari Lehman Brothers, pari a 2,2 milioni di miliardi di euro, cioè l’equivalente di 33 volte il valore del Pil mondiale. A livello dei 27 Stati dell’Unione Europea, l’ammontare dei titoli derivati è di 660 mila miliardi di euro, pari a 44 volte il Pil dell’Unione Europea. Questo è il vero cancro della finanza speculativa che sta condannando a morte il mondo intero.
Dopo essere stato Governatore della Banca d’Italia dal 2006 al 2011 e della Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019, lei è stato Vice-Presidente e Direttore esecutivo della Goldman Sachs, la più grande banca d’affari al mondo, ed è membro del «Gruppo dei Trenta», un’organizzazione internazionale di finanzieri e accademici costituita dalla Fondazione Rockefeller. Nel 2018 la rivista Forbes l’ha considerata il 18esimo uomo più potente del mondo.
Come può dire di amare l’Italia?
Lei è direttamente coinvolto in iniziative finanziarie ed economiche che hanno man mano spogliato lo Stato delle sue aziende più prestigiose e portato l’Italia alla perdita della sovranità monetaria senza cui non sussiste un’autentica sovranità nazionale. Da quando il 2 giugno 1992 salì insieme a un gruppo di imprenditori, banchieri e politici italiani e stranieri a bordo del panfilo Britannia della famiglia reale britannica attraccato al porto di Civitavecchia, all’epoca lei era Direttore generale del Ministero del Tesoro, iniziò la privatizzazione delle maggiori aziende statali, tra cui Iri, Telecom, Eni, Enel, Comit e Credit, sulla base di un piano di cui le viene attribuita la paternità. Per questo suo ruolo l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che conosceva vita, morte e miracoli di tutti quelli che contano, la qualificò «un vile affarista».
Lei è il promotore del «Testo Unico Bancario» del primo settembre 1993, che pose fine alla «Legge Bancaria» del 1936 sulla «separazione bancaria», e le banche tornarono a poter svolgere sia attività di credito e risparmio sia attività speculativa. Il risultato è che le banche d’affari hanno preso il sopravvento sulle banche commerciali, sono iniziati gli accorpamenti al punto che oggi in Italia non esiste più una sola banca singola ma solo gruppi bancari. La stessa Banca d’Italia è al 94% privata, rappresentando il più grave conflitto d’interessi in Italia in quanto il controllore delle banche e il controllato sono lo stesso soggetto.
Il 5 agosto 2011, poco prima del suo insediamento a Presidente della Banca Centrale Europea, lei scrisse insieme con il Presidente uscente Jean Claude Trichet una lettera al Governo italiano presieduto da Silvio Berlusconi intimando di attuare dei provvedimenti economici restrittivi. Il rifiuto di Berlusconi spianò la strada al «colpo di stato finanziario» ed eurocratico con la regia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che impose il 16 novembre 2011 la sostituzione di Berlusconi con Mario Monti, anche lui uomo della Goldman Sachs.
Lei ha una indubbia competenza professionale nel campo specifico dell’economia e della finanza che, al pari di qualsiasi altra branca scientifica, non sono mai neutrali. La sua storia e la prospettiva da lei concepita per l’Italia non corrispondono né all’interesse supremo dell’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano, né al bene primario degli italiani, né alla rinascita della nostra civiltà.
Lei mette al centro della sua visione della vita la dimensione quantitativa del Pil, ritenendo che solo sommando i Pil dell’Italia e degli Stati europei, solo dando vita alla macro-dimensione degli «Stati Uniti d’Europa» che si traduce nella fine dell’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano, si potrà competere con i Pil degli Stati Uniti, della Cina, dell’India o della Russia.
Amare l’Italia – Io metto al centro della mia visione della vita la persona, la famiglia naturale, la cultura della vita e della rigenerazione della vita, la comunità locale, l’economia reale che produce beni e servizi, avvalendosi di una moneta emessa dallo Stato, unico vero garante della sua legittimità e credibilità, senza tradursi in debito.
Dal suo Discorso al Senato si evince che la sua principale priorità, dettata dall’Unione Europea, è la digitalizzazione, che si traduce primariamente nell‘eliminazione del contante, la totale virtualizzazione della moneta e digitalizzazione delle transazioni finanziarie, accreditando definitivamente la dittatura finanziaria e conferendo alle banche il potere assoluto sulla nostra vita.
ultimissime generazioni che potremo definirci «italiani»
Per me l’assoluta priorità è garantire la crescita della natalità degli italiani. Lei ed io siamo tra le ultimissime generazioni che potremo definirci «italiani». La popolazione italiana è destinata all’estinzione perché abbiamo cessato di fare figli. Il tasso di fecondità delle donne italiane è dell’1.3% rispetto al 2.1% necessario per salvaguardare l’equilibrio demografico. E i demografi ci dicono che quando il tasso di fecondità cala al di sotto dell’1.9% non è più possibile risalire la china, la popolazione è condannata all’estinzione e con essa finisce la propria civiltà.
Lei ed io abbiamo due concezioni radicalmente diverse della vita, ma se vogliamo entrambi salvaguardare il diritto dei nostri figli e nipoti alla vita, dignità e libertà, dobbiamo convergere sulla strategia che consenta gli italiani di mettere al mondo dei figli, investendo tutte le risorse necessarie, «Whatever it takes», costi quel che costi, come lei disse nel 2012 per salvare l’euro, ma ora va fatto e va fatto subito per aiutare le famiglie naturali, le madri e i giovani.
All’inizio della mia Lettera aperta non le ho augurato buon lavoro e non le ho auspicato successo nella realizzazione del Programma del suo Governo. Non è stata una dimenticanza. Il mio augurio è che succeda esattamente l’opposto di ciò che lei intende fare. Io sogno l’Italia che riscatti la propria sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria, sul piano della sicurezza e della difesa, alimentare, energetico e informatico.
Combatto su un fronte culturale e civile, pacificamente e nel rispetto dello spirito della Costituzione, per l’Italia indipendente e sovrana che si affermi il Paese numero 1 al mondo per la qualità della vita valorizzando i nostri inestimabili, ineguagliabili, non clonabili e non delocalizzabili patrimoni ambientale, culturale e umano.
Mettendo al centro il parametro quantitativo del Pil e perseguendo la macro-dimensione del Nuovo Ordine Mondiale noi siamo irrimediabilmente perdenti. Ma se metteremo al centro il parametro della qualità della vita e se perseguiremo la legittima e doverosa aspirazione dell’Italia indipendente e sovrana, noi abbiamo tutte le carte in regola per vincere.
Questo è il vero amare l’Italia. Noi italiani che amiamo l’Italia andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà per riscattare l’Italia indipendente e sovrana, per affermare il bene primario degli italiani, per la rinascita della nostra civiltà italiana. Insieme ce la faremo.
Grazie, Magdi Cristiano!
I veri italiani sono con te.
Facciamo girare il più possibile questa lettera, inviamola ovunque (mantenendo il nome dell’autore).
Perché siamo qua ancora passivi nel vedere ciò che ci succede intorno? Muoviamoci, organizziamoci. Bisogna liberare l’Italia con una nuova resistenza, non certo come quella che ci propongono nelle scuole, ma quella forte, leale e non vigliacca. Fra poco mancherà il pane e sarà tardi per lamentarsi. Diamoci da fare, qualche “comandante” si faccia vivo e lo seguiremo.