Vaccini, perse 27 milioni di dosi: “Affari regolari”

vaccini

Partiamo da un dato: dire che non esista al mondo qualcuno pronto a mettere all’asta vaccini è semplicemente falso. Quel che sappiamo di certo è che almeno un venditore c’è: il Sud Africa ha ufficialmente annunciato che rinuncerà a utilizzare i suoi stock ricevuti da AstraZeneca perché ritenuti non sufficientemente validi nel contrastare la variante di Covid nata a Città del Capo. E solo per questo mese si tratta di 1,5 milioni di dosi. Fiale che non verranno certo buttate, ma che il governo ha detto di voler far fruttare per ripagarsi la spesa.

Ovviamente i prodotti sono stati offerti prima all’Unione Africana, che tuttavia per ora non ha manifestato particolari interessi. Non tutti i Paesi del terzo mondo stanno sgomitando per far incetta di fialette. Per esempio, la Tanzania ha un governante folle che non crede nella pandemia e di conseguenza ha rifiutato di partire con campagne di immunizzazione. In un quadro simile un governante astuto potrebbe tranquillamente e legittimamente inserirsi per strappare un accordo con Pretoria. L’astuzia, tuttavia, pare non esser più di casa in Italia.

L’Italia si fa soffiare i vaccini

E’ di ieri la notizia che la stessa Astrazeneca ha tagliato del 15% le forniture al nostro Paese. Ricapitolando: in Sud Africa i vaccini di quella marca sono in eccedenza, da noi vengono di nuovo tagliati. Molto curioso. E tutto questo fa pensare che l‘Italia si stia facendo soffiare decine di milioni di dosi di fiale sotto il naso. Almeno 27, solo in Veneto.

Il mercato mondiale dei vaccini non è così limpido

Molti Paesi hanno sfruttato le varie occasioni per superarci nella classifica dei Paesi più immunizzati del pianeta. Il Cile è riuscito a fare il triplo delle somministrazioni della media Ue, il Marocco ha superato l’Italia e così via. Per non parlare degli arabi o degli israeliani. Il mercato mondiale dei vaccini non è così limpido come qualcuno ci racconta, altrimenti non si spiegherebbe come mai il 75% degli antivirus sia finito alle 10 nazioni più ricche del pianeta. Noi, però, siamo in fondo alla fila. Le autorità italiane se qualcuno gli offre farmaci preferiscono passare la mano. Per non rischiare.

La ragione per cui i nostri politici scappano terrorizzati sono evidenti: sono già tre le procure al lavoro per analizzare le lettere piovute in varie amministrazioni del nostro Paese, dalla segreteria del commissario Arcuri fino agli uffici di Luca Zaia in Veneto passando per il grattacielo Pirelli a Milano, sede dell’assessorato alla Salute ora diretto da Letizia Moratti.

Le Regioni, visto il pressing giudiziario, hanno dovuto passare immediatamente la pratica al governo, chiedendo che prima fosse Palazzo Chigi a valutare la possibilità di aprire trattative. Il tutto per non correre il pericolo di finire dietro le sbarre con l’accusa di truffa. E Arcuri e Speranza ovviamente hanno fatto vari passi indietro, forti anche delle prime informazioni arrivate ai pm che indagano sul caso. Pare che uno di questi intermediari sia titolare di una società con solo 1000 euro di capitale. Il che però non significa molto: perché un intermediario dovrebbe possedere beni per milioni?

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