Puntare sui benefici della migrazione, anziché sulle paure, per costruire una società più accogliente e ricca anche grazie al partenariato con i paesi vicini. È lo scopo dei sette progetti che hanno coinvolto le Regioni italiane dal 2014 al 2020, menzionati nel rapporto sul *contributo dato dal fondo Ue per la cooperazione transfrontaliera Interregionale per rispondere alle sfide legate alla migrazione.
Il progetto ‘Arrival regions’, che ha coinvolto il Piemonte, ha lo scopo di dare lavoro ai migranti nelle aree rurali altrimenti in abbandono. Sempre in Piemonte è stato lanciato anche ‘Minplus’, per l’accoglienza nelle comunità di montagna. Il progetto ‘Begin’, in Emilia Romagna, Puglia e Sicilia, sostiene invece la creazione di aziende inclusive verso le persone con disabilità. Anche ‘Eumint’, in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, si occupa di integrazione nel mondo del lavoro. ‘Pluralps’, fra Trento e Bolzano, punta a ribaltare l’immagine dei migranti per un cambiamento positivo.
Il progetto ‘See me in’ è stato creato per dare più opportunità ai migranti che hanno un negozio o un’attività in Lombardia. Infine, ‘SlforREF’ è servito a progettare politiche di inclusione in Veneto ed Emilia-Romagna. Nuove iniziative potrebbero essere lanciate nei prossimi mesi grazie all’avvio del nuovo ciclo di programmazione settennale dei fondi europei. Nell’ambito del Fondo per asilo e migrazione, l‘Ue ha infatti stanziato 11,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 rispetto ai 7,3 miliardi di euro dei bilancio pluriennale precedente. (ANSA).
*Precisiamo che i fondi UE non esistono, sono i soldi che noi versiamo alla UE e che poi i burocrati ci restituiscono obbligandoci a spenderli secondo i loro interessi e programmi.