di Tommaso Montesano – Dieci uffici della Polizia ferroviaria. Tra i quali i presidi di Campobasso e Torino-Orbassano. Otto uffici della Polizia stradale. Cinque della Polizia di frontiera, con la chiusura delle sedi presso l’aeroporto di Parma, i porti di Gioia Tauro, La Spezia, Taranto e il traforo del Gran San Bernardo. Proprio mentre il governo Conte-bis è agli sgoccioli, il dipartimento della Pubblica sicurezza emana un decreto che «riorganizza» gli uffici periferici della Polizia di Stato. «Riorganizza» è un eufemismo, perché in realtà si tratta di «soppressioni» che, se non ci saranno fatti nuovi (ma il ministro dell’Interno uscente, Luciana Lamorgese, potrebbe succedere a se stessa), diventeranno effettive entro i prossimi quattro mesi.
LE CONTESTAZIONI
Sulla sforbiciata ha messo il timbro il capo della Polizia, Franco Gabrielli. Il decreto, di 26 pagine, è stato trasmesso due giorni fa alle organizzazioni sindacali, che entro oggi potranno proporre «osservazioni» e «contributi». Il Sindacato autonomo di polizia (Sap) già promette battaglia: «Decisioni preoccupanti. Senza un esecutivo, è sbagliato il momento. Si lancia un messaggio di minor sicurezza e minor controllo del territorio». La settimana prossima dovrebbe esserci un primo confronto tra il Dipartimento e le sigle sindacali. Il “taglio” è diretta conseguenza della riduzione dell’organico disposta dalla “riforma Madia”, a causa della quale il personale della Polizia è passato dai 118mila ai 96mila uomini circa di oggi. Da qui l’esigenza di rivedere la distribuzione delle forze sul territorio.
«Un primo progetto, nel 2015-2016, riuscimmo a sventarlo, limitando i danni con la chiusura di una decina di presidi. Adesso, magari approfittando del momento, ci riprovano», attacca Stefano Paoloni, segretario generale del Sap. Il rischio è di indebolire la macchina della sicurezza. Del resto porti, aeroporti, località di frontiera e rete stradale sono strategici.
A colpire è soprattutto la soppressione dell’ufficio di Polizia «presso lo scalo marittimo di Gioia Tauro». Eppure proprio sulla vigilanza dello snodo calabrese, ricorda Paoloni, aveva lanciato l’allarme la commissione parlamentare Anti-mafia: «Si tratta di un porto tra i più importanti del Mediterraneo a livello commerciale. Con conseguente aumento di attività riconducibili a traffici illeciti di armi e droga». Lo stesso si può dire per l’indebolimento della vigilanza sulle «arterie stradali» – saranno chiusi, tra gli altri, i reparti di Sanremo, Finale Ligure, Borgomanero e Domodossola – e le stazioni ferroviarie (le Regioni interessate dai tagli saranno Molise, Sardegna, Campania, Sicilia, Lazio, Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Veneto). «Chiudere un ufficio di Polizia ferroviaria è un clamoroso autogol. Tutti sappiamo come purtroppo proprio nelle stazioni si polarizzino situazioni di degrado», aggiunge il segretario generale del Sap.
A sconcertare i sindacati di Polizia è soprattutto la tempistica, nel bel mezzo della crisi di governo. Il decreto di Gabrielli, infatti, è datato 4 febbraio. «Perché anticipare una decisione che tra una settimana, o un mese, potrebbe non essere più condivisa dal nuovo esecutivo? Siamo sicuri che sarà ugualmente condivisa?». E questo al netto del fatto che il ministro dell’Interno potrebbe essere lo stesso. Quel ministro che al Sap in ogni caso non piace.
«Lamorgese si è dimostrata lontanissima dai problemi degli uomini in divisa, ha disatteso gli impegni assunti per la tutela delle Forze dell’ordine. Basti pensare che da quando è ministro l’abbiamo incontrata solo una volta», accusa Paoloni. Anche per gli uffici che non chiudono non mancano i problemi. Ad esempio quelli denunciati, giusto ieri, dall’assessore per la Sicurezza del Piemonte, Fabrizio Ricca, a proposito dell’ufficio di Bardonecchia.
Nel mirino c’è lo “sfratto” di 21 agenti della polizia di frontiera. La vicenda riguarda il personale in prova, proveniente dal 209/esimo corso, che era stato sistemato nel Commissariato. «Finito il loro periodo di prova, il ministero ha deciso di sfrattarli dalla struttura, dicendogli di trovarsi una sistemazione a loro spese. Solo a parole si dice di voler vigilare sui nostri confini», rincara la dose Ricca. Dalla Polizia di Stato alla Polizia penitenziaria. Un rapporto della Corte dei Conti sull’attuazione della riforma sull’organizzazione del Corpo dei baschi azzurri certifica, denuncia il Sappe, che «il calo di organico compromette l’efficacia della gestione della sicurezza del sistema di prevenzione pena».