di Francesco Storace – – Se si dovesse scrivere un giudizio su Giuseppe Conte non si potrebbe fare a meno di una frasetta, virgolettata ma anonima, in un pezzo ben informato di Monica Guerzoni sul Corriere della Sera. Dice di lui un amico del premier: “Giuseppe è leale e buono d’animo, ma se ti dà fiducia e la tradisci, te lo sei giocato per sempre”. Il che suona davvero strano a chi lo osserva da quando sta lassù, a Palazzo Chigi. Perché Conte è esattamente l’opposto di come lo descrive il suo interessato amico.
Lo prova, ad esempio, quello che ha fatto con Matteo Salvini. Perché fino a prova contraria fu il leader della Lega a dargli fiducia dicendo si alla sua premiership senza neppure conoscerlo, ma solo in omaggio a un patto politico nel primo governo. Conte arrivò a dire che quella sarebbe stata la sua unica e ultima esperienza di governo. Si è visto…. Poi il trattamento riservato all’ex ministro dell’Interno per le vicende legate al contrasto all’immigrazione clandestina, dove Conte non ebbe il coraggio di dire che fu tutto il governo a dire no agli sbarchi dall’Africa.
E questa sarebbe lealtà? E questo sarebbe un modo di “volere bene”, di “dare fiducia”? Semmai è proprio il premier che molla chi ritiene che non serva più ai suoi obiettivi politici e di potere. Non sta lì per servire l’Italia, Giuseppe Conte. È l’Italia che serve a lui e alla sua sfrenata ambizione. Occhio a fidarsi…
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