di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 30 gennaio 2021 – Il pesce puzza dopo tre giorni. E dopo tre giorni di consultazioni la puzza si è sentita. Mattarella ha detto che esiste una maggioranza come quella attuale che tuttavia va verificata, quindi in serata ha conferito un incarico esplorativo al Presidente della Camera Roberto Fico. Ma perché proprio a Fico se la verifica della maggioranza va fatta al Senato? È a Palazzo Madama che esiste un problema “numerico”, non alla Camera. Certo, Fico è un punto di congiunzione tra le forze giallo-rosse, ma in questo modo il Capo dello Stato – in assenza di una adeguata maggioranza – ha indicato lui la strada per la nascita del nuovo governo, esattamente come fece con il Conte bis.
C’è chi pensa che in fondo Fico è espressione del partito che ha vinto le elezioni politiche di tre anni fa, il M5s. Precisiamo. Per la verità il M5s le elezioni non le ha vinte, è il primo partito con la maggioranza relativa dei voti, il 32,7%, ma la legge elettorale – il Rosatellum – prevedeva anche le coalizioni tra liste, tanto è vero che la coalizione più votata fu il centrodestra col 37% dei voti. Né il M5s, né il centrodestra avevano da soli i numeri per governare, ma entrambi – rispettivamente come partito e come coalizione – erano arrivati primi. La coalizione di centrosinistra invece, col suo 22,8%, arrivò ultima (e oggi è al governo).
Dopo le elezioni del 4 marzo 2018 Mattarella tentò di mettere insieme centrodestra e M5s dando il primo incarico esplorativo alla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, espressione del centrodestra, ma il tentativo fallì perché Di Maio non voleva andare al governo né con Forza Italia né con FdI. Il secondo tentativo fu proprio l’incarico esplorativo a Fico, per mettere insieme M5s e Pd, ma quando le cose sembravano ormai fatte Renzi fece saltare il banco. Poi nacque il governo giallo-verde, originale e sperimentale, tra il primo partito su base nazionale, il M5s, e il primo partito della coalizione più votata, la Lega. Quel governo cadde dopo quindici mesi e a sorpresa Grillo e Renzi, con l’aiutino di Mattarella, s’inventarono l’esecutivo giallo-rosso. In entrambi i casi i numeri c’erano ed erano quelli della maggioranza assoluta, con Conte prima “sovranista” e poi “europeista”. Trasformismo? Opportunismo? Lo dirà la storia.
Ieri sera Mattarella, dopo tre giorni di consultazioni, ha conferito un incarico esplorativo a Fico. Per fare cosa? Per vedere se il Presidente della Camera riesce ad individuare nel perimetro del centrosinistra una maggioranza assoluta in entrambi i rami del Parlamento. Insomma, un tentativo per rimettere Conte a Palazzo Chigi sostenuto dalla maggioranza giallo-rossa che però, conti alla mano, non c’è più, neppure con i famigerati “costruttori”. E quindi di nuovo con Renzi. Insomma, il “vecchio cavolo rifritto”, avrebbe commentato Giorgio Hegel.
Di fronte allo sfaldamento del Conte bis sarebbe stato più opportuno che il Capo dello Stato fosse tornato a riflettere sui risultati elettorali del 2018, conferendo un primo incarico esplorativo alla seconda carica dello Stato, la Presidente del Senato Casellati, esattamente ciò che ieri sera gli hanno chiesto tutti i leader del centrodestra nel caso la crisi si fosse risolta con un incarico istituzionale. Per fare cosa? Per tentare di vedere se tutto il centrodestra (coalizione più votata il 4 marzo 2018) fosse riuscito oggi a trovare i numeri in Parlamento. Con chi? Con chiunque si fosse dichiarato disponibile, quindi con Renzi, col Pd oppure proprio col partito arrivato primo alle elezioni, il M5s. E invece il Presidente della Repubblica ha scelto di dare un incarico esplorativo a Fico, tracciando di fatto la strada per un nuovo governo con la vecchia maggioranza. Una decisione politica per nulla neutrale.
Perché non ripartire dalla Presidente del Senato invece che da quello della Camera? In fin dei conti se il tentativo può farlo Fico, non vediamo perché non avrebbe potuto farlo Casellati. Dove sta scritto che il nuovo governo deve comunque restare nel perimetro della maggioranza di centrosinistra? Se Mattarella, com’egli ha detto, intende verificare l’esistenza della maggioranza giallo-rossa, vuol dire che quella maggioranza non c’è più, altrimenti non avrebbe avuto la necessità di verificarla. Insomma, sta forzando la situazione per favorire una parte contro l’altra.
Abbiamo provato un esperimento originale, il governo giallo verde, è fallito; un secondo esperimento tradizionale, un centro sinistra, pure quello fallito. Perché non ripartire, allora, dal centrodestra che come coalizione aveva preso alle elezioni un sacco di voti? Purtroppo Mattarella ha scelto diversamente. Eppure alla fine del Conte I, quando Salvini ritirò persino la sfiducia, non gli fu concessa da parte di Mattarella nessuna possibilità per ricucire con Conte. Far sì che Conte ricucisca con Renzi è invece ora il suo obbiettivo. Un comportamento incoerente e inspiegabile. Il Presidente della Repubblica pare abbia perso un po’ della sua lucidità istituzionale. Saranno forse gli anni. Chissà. Ma questa sua decisione è veramente sorprendente.
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma