“Folle andare al voto in piena pandemia”. I cattolici chiedono un maggiore senso di responsabilità per non precipitare il Paese nel mezzo di una campagna elettorale con il virus ancora forte e i posti di lavoro minacciati dalla fine, a marzo, del blocco dei licenziamenti. Nel numero in edicola dopodomani, Famiglia Cristiana ha sentito alcuni tra i maggiori leader dell’associazionismo ecclesiale. Per superare la crisi di Governo chiedono ai Parlamentari di cercare una soluzione diversa dalle urne “per il bene del Paese”.
Matteo Truffelli, presidente dell’Azione cattolica, sprona i politici “a calcolare meno il proprio interesse e di più quello dell’Italia”. Servono una riforma fiscale e una elettorale, “per ristabilire un patto tra società e istituzioni”, gli fa eco il presidente delle Acli Roberto Rossini. “I cattolici, in politica, perseguono il bene comune con gli strumenti della solidarietà e della sussidiarietà”, ricorda anche il Cif con la sua presidente Renata Natili Micheli, “e va allargata la base democratica e rafforzata la qualità della nostra democrazia“, aggiunge Giuseppe Notarstefano, del comitato scientifico delle Settimane sociali.
“Non dobbiamo guardare all’impegno dei cattolici in politica avendo in testa modelli anacronistici. C’è invece un processo di trasformazione in corso, un travaglio della democrazia in cui il vero nodo è se il mondo cattolico ha delle idee da proporre e se ha una capacità di incidere nella realtà”, dice Adriano Roccucci, responsabile per l’Italia di Sant’Egidio. (ADNKRONOS)
Ragazzi non ci siamo.
Cattocomunista dovrebbe voler dire “di fede cattolica, politicamente schierato a sinistra”.
Qui invece il cattocomunista sembra di fede stalinista e politicamente mafiodemocristiano.
Il caos conseguente a una votazione non e’ tanto diverso dal caos per i nodi seminati dal conte 2 che vengono al pettine.
Infine non c’e’ niente di lontanamente cristiano nella gestione covid in questa repubblichina (piccola repubblica, repubblica chinata o repubbliCHINA, fate voi)