di Andrea Cionci – – Domandina facile, di cultura generale: “Quali sono i sette vizi?”. Molti di voi lettori sapranno la risposta: Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia.
Vi sbagliate. A parte uno, sono cambiati anche quelli: Disperazione, Incostanza, Gelosia, Infedeltà, Ingiustizia, Stoltezza, Ira.
A presentarli come “i 7 vizi” è proprio il sito Vaticannews che annuncia l’inizio di una trasmissione con Bergoglio e don Marco Pozza: “È proprio il delicato rapporto – scrive il sito – che intercorre tra i 7 vizi (Ira, Disperazione, Incostanza, Gelosia, Infedeltà, Ingiustizia, Stoltezza) e le 7 virtù (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza, Fede, Speranza e Carità) il motivo conduttore del dialogo tra Papa Francesco e il sacerdote”.
In realtà, quelli citati sono sette vizi non canonici che Giotto, dietro suggerimento del committente, il ricco usuraio Enrico degli Scrovegni, figlio di Riccardo – messo all’inferno da Dante – aveva opportunamente scelto per opporli alle corrette 3 virtù teologali e alle 4 cardinali del suo ciclo di affreschi nella Cappella di famiglia a Firenze.
Questo tipo di confronto tra bene e male in modo speculare compare nella Psycomachia di Prudenzio del V secolo, che presentava generici vizi combattenti contro generiche virtù. Ma già allora non si trattava dei Sette vizi capitali canonici, né delle tre Virtù teologali e delle quattro Virtù cardinali.
Il fatto che Vaticannews, pure avendo citando il riferimento al capolavoro giottesco, non specifichi che non si tratterà dei “Sette vizi capitali”, ma semmai di “sette vizi opposti alle Virtù” può essere fomite di confusione. Presentare quindi “i sette vizi” è come dire “i dieci comandamenti” e se invece gli stessi sono diversi da quelli che Dio consegnò a Mosé, si fa un’opera di disinformazione religiosa.
E infatti, non a caso, alcune agenzie e persino vari siti cattolici hanno riportato la notizia citando che nella trasmissione si parlerà dei “sette vizi capitali”.
Un piccolo disastro.
Stupiscono, poi le parole di Francesco riportate nel video di presentazione: “Siamo caduti nella cultura dell’aggettivo, ci siamo dimenticati dei sostantivi. Non ci dimentichiamo che sei una persona, tu sei un uomo, sei una donna. È più importante essere uomo o donna che non avere questi vizi e virtù. Dio non ama l’aggettivazione della persona, ama la persona, come è”.
Più importante essere uomo o donna che non avere vizi? Parrebbe un concetto luterano secondo cui le opere dell’uomo, i suoi meriti e il suo impegno non contano nulla ai fini della sua salvezza. “Pecca fortiter, sed crede fortius!” – “Pecca pure fortemente, ma sii ancora più forte nella tua Fede!” raccomandava Martin Lutero del quale Bergoglio fece portare la statua in Vaticano nel 2016.
L’eretico tedesco, acerrimo nemico del Cattolicesimo romano, credeva infatti, con cupo pessimismo, che l’uomo non avesse alcuna possibilità di evitare il peccato e potesse solo sperare nella misericordia di Dio.
“Il vizio è essenzialmente parassitario” dice ancora Bergoglio, presentandolo – se le parole hanno un peso – come se fosse qualcosa di esterno, di estraneo all’uomo. Una visione abbastanza diversa, almeno da come si desume da questo breve stralcio, da quanto c’è riporta la dottrina cattolica, secondo cui il vizio è, invece, “una cattiva disposizione dell’animo a fuggire il bene e a fare il male, causata dal frequente ripetersi degli atti cattivi”.
Quindi qualcosa che fa parte integrante dell’animo umano, non certo qualcosa di esterno come potrebbe esserlo un parassita.
Insomma, già da questa breve presentazione, il programma promette scintille. Staremo a vedere.
Andrea Cionci – – www.liberoquotidiano.it