L’approvazione, sia alla Camera dei Deputati, sia al Senato della Repubblica, delle risoluzioni presentate dalla maggioranza inerenti alle comunicazioni sulla situazione politica da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, prof. avv. Giuseppe Conte, e sulle quali era stata posta dal Governo della Repubblica la questione di fiducia esclude, sul piano strettamente giuridico, l’obbligo di dimissioni. É sufficiente che i voti a favore siano risultati superiori rispetto a quelli contrari. Non é richiesta, infatti, alcuna maggioranza assoluta la quale é stata raggiunta a Palazzo di Montecitorio, ma non a Palazzo Madama.
Fatta questa doverosa premessa, non si possono non svolgere alcune considerazioni su quanto avvenuto. In primo luogo, i gruppi parlamentari di Italia Viva, che si sono astenuti nei due rami del Parlamento, hanno mostrato a Conte di essere indispensabili al Senato tanto nelle Commissioni parlamentari permanenti, quanto in aula.
Il Presidente del Consiglio cercherá di allargare il campo dei “responsabili/costruttori” (rectius: “poltronari” sebbene, per Costituzione, viga il divieto di mandato imperativo) per blindare il suo Esecutivo fino alla scadenza naturale della legislatura nel 2023. Tuttavia, questa operazione pone seri dubbi in termini di declinazione di un’azione politica forte ed incisiva del Governo in una situazione di emergenza sanitaria, di grave crisi economico-sociale e di presentazione del discutibile Piano di ripartenza e resilienza alla Commissione europea per ottenere i 209 miliardi di euro (se mai arriveranno).
In secondo luogo, un Governo che, al Senato della Repubblica, ha ottenuto 156 voti a favore della risoluzione di cui 3 dei “politicizzati” senatori a vita (nominati dal Presidente della Repubblica ai sensi dell’art. 59 del Testo fondamentale e non cancellati dalla tanto decantata riforma di cui alla legge costituzionale n. 1/2020) la cui presenza nell’emiciclo, come avvenuto in passato, é utile solo per salvare Esecutivi “ballerini”, tre senatori di Forza Italia (espulsi dal partito) e 16 astenuti di Italia Viva, quale credibilitá e legittimazione potrá avere nel contesto interno, comunitario ed internazionale?
In terzo luogo, le “acrobazie” del Movimento 5 Stelle che, con il Conte II, ha assunto una veste filoeuropeista, dopo essersi rimangiato i decreti “sicurezza”, aver dato il via libera alla riforma del Mes, essere stato battuto sulle grandi opere (Tav su tutte), dimostrando in modo palese un’ assoluta incapacitá di governo della cosa pubblica e offrendo una classe politica altamente discutibile e imbarazzante, quale margine di manovrá potrá avere se non appiattirsi ancora di piú sulle posizioni del Partito Democratico? Scrive acutamente il grande retore romano Marco Tullio Cicerone (106 a.C – 43 d.C.): “La vera gloria mette radice, anzi si estende, mentre tutte le false pretese cadono come fiori: una finzione non può durare“.
Una lezione, Presidente Conte, che temiamo Ella non abbia appreso. Vada a fare il cantastorie davanti alle strutture alberghiere, alle societá che hanno visto un calo di fatturato e che, terminata la proroga dei licenziamenti a fine marzo 2021, saranno costrette a licenziare, ai ristoranti e ai bar a cui avete imposto di adeguarsi ai protocolli (mai discussi) per la fase 2 salvo poi richiudere tutto con l’avvento della stagione autunnale, o agli studenti con l’insegnamento a distanza e alle partite IVA. Lo dica a loro che cosa (non) avete fatto.
Prof. Avv. Augusto Sinagra (Ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso l’Universitá La Sapienza di Roma. Direttore della Rivista (fascia A) della Cooperazione giuridica internazionale. Avvocato del Foro di Roma).
Prof. Daniele Trabucco (Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato e Dottrina dello Stato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/Centro Studi Superiore INDEF. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico).
Dott.ssa Camilla Della Giustina, cultrice della materia l’Università Studi di Padova-sede di Treviso e presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/Centro Studi Superiore INDEF).