A leggere la stampa internazionale e nazionale sembra che, negli Stati Uniti d’America, vi sia stato un colpo di Stato. Purtroppo, la narrazione dominante, che anestetizza le menti dormienti, parla a vanvera di “assalto alla democrazia”, di violazione di un luogo “sacro” (ecco la divinizzazione dell’umano), di ferita inferta al sistema democratico etc…
Che cosa cela, in realtá, questo modo di raccontare gli eventi? Una fin troppo evidente ideologia manichea dove i cattivi sono Trump ed i suoi sostenitori ed i buoni Biden ed i democratici. I primi sarebbero fascisti, conservatori, nazionalisti, razzisti e violenti, i secondi, invece, gli antirazzisti, i pacifisti, i fautori dei diritti umani e delle libertá (peraltro senza giustificarne il fondamento se non sulla base di una autodeterminazione assoluta dell’individuo umano atomizzato). I primi sarebbero gli antidemocratici che assaltano il Congresso, i secondi i martiri, quelli che, attraverso le parole poco convincenti di Biden, gridano all’ “insurrezione”.
Davvero questo modo di analizzare i fatti é metodologicamente corretto? Riteniamo di no per vari motivi:
1) se da un lato ogni forma di violenza va condannata, in quanto espressione della volontá di potenza dell’uomo sull’uomo, dall’altro lato é profondamente ingiusto, scorretto e troppo (ma forse volutamente) semplicistico identificare gli elettori di Donald J. Trump unicamente con chi, peraltro con estrema facilitá e con qualche “tesserino” ben visibile, é entrato nella sede dell’organo costituzionale americano chiamato a contare il voto dei grandi elettori nella giornata del 06 gennaio 2021;
2) lo stesso Presidente degli Stati Uniti d’America ancora in carica, giá prima dell’inizio del conteggio, aveva invitato a tenere una manifestazione assolutamente pacifica. Invocare il XXV emendamento della Costituzione vigente del 1786, funzionale a chiedere la rimozione, sarebbe un atto molto grave in quanto attribuirebbe a Trump un episodio di violenza, certamente condannabile e deplorevole, ma non a lui imputabile. Il Presidente non si trova, infatti, né nelle condizioni di non essere in grado di esercitare le proprie prerogative, né in quelle di non adempiere ai propri doveri. E, comunque, anche ammesso che la procedura, molto piú snella rispetto all’impechment, venisse attivata, il Presidente potrebbe fare sempre opposizione con conseguente voto della Camera dei rappresentanti (uno dei due rami del Congresso) che, solo a maggioranza dei due terzi, ne decreterebbe l’eventuale rimozione;
3) quanti invocano Biden come il salvatore della Patria, il nuovo “messia”, prendono le mosse da un totale pregiudizio nei confronti di Trump, prescindendo completamente da qualunque analisi politica seria di questi quattro anni di presidenza. Il trumpismo, che ha rotto la polarizzazione tradizionale della politica americana, é giá un nuovo modello e paradigma di riferimento per le nuove leve repubblicane;
4) gli scontri di Washington dimostrano in modo inequivocabile non la “ferita” alla democrazia, ma la sua profonda crisi determinata da fattori sia interni che esterni: l’autoreferenzialità delle classi dirigenti, l’indifferenza sociale dei poteri economici e finanziari e la complessità dei processi di integrazione culturale, l’avanzata della tecnocrazia che sottrae spazi al decisore politico.
A questo elenco, tutt’altro che definitivo, si deve aggiungere almeno il controverso legame tra scienza e politica, destinato a rendere nuovamente attuale una questione le cui origini rimontano all’età moderna: l’avanzamento del sapere scientifico e della tecnica corre sempre piú il rischio di essere il pretesto per vere e proprie derive autoritarie. Lo vediamo negli stessi Ordini professionali dei medici: chi esprime giudizi, scientificamente sorretti (sia pure sempre contestabili), sull’efficacia del vaccino anti-Covid rischia di essere radiato.
Ci rendiamo conto? Chi assicura e tutela la libertá di manifestazione del pensiero di queste persone? “Oh Liberté, que de crimes on commet en ton nom” (cit. Marie-Jeanne Roland de la Platiér (1754-1793).
Prof. Avv. Augusto Sinagra (Universitá La Sapienza di Roma)
Prof. Daniele Trabucco (Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)-Centro Studi Superiore INDEF).