prof. Augusto Sinagra – – Stanotte ho sognato il Gen. Luigi Reverberi che in piedi sull’ultimo carro armato che gli era rimasto e con la sola pistola in mano ordinava alla Divisione “Tridentina” di rompere l’assedio delle divisioni corazzate sovietiche sul Don. E la “Tridentina” passò.
Ho pensato ai nostri Caduti e agli Eroi della prima e della seconda guerra mondiale. Per tutti, come fu specialmente a El Alamein, mancò la fortuna non il valore.
Tutti uomini che combatterono con identico valore, a prescindere dai gradi e dalle responsabilità, per fare libera, grande e indipendente la Patria, e così mi sono venute in mente le parole di una canzone della quale non ricordo il titolo: “Il Piave era una diga, file d’elmetti e siepi di fucili, zappe e chitarre in riga, no Generale, i Fanti non son vili!”.
Poi ho pensato ai tempi che viviamo, allo squallore morale, all’immoralità, alla corruzione dei singoli e delle Istituzioni, ai traditori che svendono gli interessi nazionali, al destino ormai incombente nel totale disfacimento sociale, economico, politico ed etnico dell’Italia, e mi sono chiesto come questo sia potuto accadere.
È vero che quei giovani con la chitarra e il fucile non ci sono più, come è vero che l’individualismo del liberismo economico e politico, porta alle più bieche forme di egoismo e di perdita del senso dell’appartenenza nella sua retrospettiva e nella sua prospettiva storica.
Ma mi domando, a parte pochi uomini e donne oggi ancora in piedi, com’è possibile che il Popolo italiano, che ha stupito il mondo come ricorda il Colosseo “quadrato” di Roma, non reagisce alle offese, ai soprusi, alle privazioni, alla cattiveria governativa, alle limitazioni più assurde e illogiche, per riprendere prima che la libertà, la dignità?
A fronte di quel Generale in piedi su un carro armato con la pistola in pugno che rappresenta emblematicamente tutti i nostri Soldati e tutti i nostri Caduti di allora, che metteva in gioco consapevolmente la sua vita e quella dei suoi Soldati, è mai possibile che oggi si abbia paura di una multa, di un controllo di Polizia, di un governo che pensa fognescamente di governare con la paura, con la minaccia e con il falso, agendo nelle tenebre, nell’interesse degli affamatori dei Popoli, contro i lavoratori, contro i poveri e gli indifesi, contro i più deboli?
Possibile che siamo arrivati a questo punto? Possibile che non si abbia il coraggio di scendere in piazza tutti con lo stesso spirito di Epaminonda e cioè violando leggi, giuramenti e ordini, e questo se non per un superiore bisogno di giustizia, per una impellente necessità di ognuno e di tutti?
Vorrei vedere la gente in piazza correre verso le fogne dove si esercita il “potere”, e di essi poter dire, come si dice dei Bersaglieri: “Nessuno fu primo perché nessuno fu secondo”!
Chissà se il destino mi sarà benevolo e potrò vedere un giorno le fiamme purificatrici.
AUGUSTO SINAGRA