di Francesca Galici – – Enrico Montesano non si definisce un negazionista: “Non ne posso più di questa parola, la trovo inappropriata. Casomai i negazionisti sono quelli che negano la realtà delle cose, non chi la difende o diffonde. E poi è un termine nato per l’Olocausto, non c’entra. Comunque, se lo vuole sapere, non nego nulla”. Inizia così l’intervista dell’attore a La Verità, che l’ha contattato in merito alla bufera mediatica che da settimane lo vede coinvolto per le sue posizioni sul coronavirus, sulle restrizioni e sul vaccino.
Così come non si definisce negazionista, non è nemmeno un no-vax: “Io di vaccini ne ho fatti tanti”. Sul vaccino contro il coronavirus, però, vuole andare con i piedi di piombo e alla giornalista legge il testo di un messaggio che gli è stato inoltrato, perché “sa com’ è nella rete, si imparano un sacco di cose”. Elenca le tempistiche di sviluppo dei vari vaccini che vengono, o venivano, effettuati nel nostro Paese, che nonostante i lunghi tempi hanno mantenuto un’alta percentuale di rischio, quindi riporta il discorso sul vaccino contro il coronavirus: “Sono un attore, non sono un medico. Ma studio, perché questa cosa mi coinvolge come padre, come nonno per i miei nipoti.
Senta qui: le leggo il sito dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Dice che anche se l’efficacia del vaccino è molto alta, 90%, ci sarà sempre una porzione di vaccinati che non svilupperà la difesa. E non sanno ancora se l’infezione può essere trasmessa. Alla domanda se la vaccinazione consenta di tornare alla vita di prima, rispondono quindi che ‘non conferisce un certificato di libertà'”. Quest’ultima raccomandazione lo perplime: “Non sapevo che ci volesse una patente per la libertà. E quindi dicono occorre continuare con i comportamenti che definiscono corretti, con il distanziamento sociale. Sociale: una parola che mi preoccupa da sempre”.
Da quando è iniziata la pandemia, Enrico Montesano ha trasferito le sue perfomance sul web e ha ottenuto anche un discreto successo. Tuttavia, come accade spesso sui social, tra i complimenti sono apparsi anche gli insulti: “Noi attori siamo sensibili: sappiamo che non si può piacere a tutti, di non doverci curare dell’unico che guarda il telefonino mentre la platea applaude, ma non sempre ci riusciamo. Qualche odiatore mi augura persino la morte e mi ribolle il sangue”. Montesano nutre ancora dubbi su alcuni fatti di questi mesi, che definisce “notizie false o messe in scena” e nonostante le critiche continua a esporli rivendicando la sua libertà di pensiero: “Dalla fila dei camion militari al bollettino giornaliero dei decessi, che mi rattristano certo, ma mi lasciano un dubbio sulla veridicità delle cifre”.
L’attore vorrebbe tornare alla libertà, a fare le cene con gli amici e allo stadio, che per lui è fondamentale perché “rappresenta un momento di socialità, di fratellanza, di coralità, di ritorno alla fanciullezza”. Ha letto il Discorso sulla servitù volontaria di Ètienne De La Boétie, che tratta il tema della tirannia e ne analizza la nascita, ma Enrico Montesano non vuole accostamenti con Giuseppe Conte: “Nulla di personale. Conte non lo invidio affatto, poraccio, ha un sacco di problemi. C’è un potere sopra di lui, anche sopra la Merkel, o Macron. Forse anche sopra Trump o Xi Jinping. Pensi quanto è potente quell’1% che comanda. Ha deciso di instaurare questo nuovo ordine mondiale, questa quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo. Non sono un cospirazionista, né un complottista, né un negazionista”.
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