di Enzo Pennetta, canale Critica scientifica – – Dal momento in cui è stato disponibile imprimo dei vaccini contro l’epidemia Covid-19, un coro pressoché unanime si è levato per sostenere l’obbligatorietà della vaccinazione stessa, chi non volesse sottoporsi al trattamento verrebbe emarginato dalla società con un marchio d’infamia.
Le stesse persone che chiedono questo in nome di un bene collettivo però devono sapere che la somministrazione di un farmaco sperimentale contro la volontà del soggetto è in inequivocabile contrasto con le norme del Codice di Norimeberga redatto per definire con esattezza la base giuridica della medicina nazista che si andava a condannare nel tribunale di Norimberga.
Questo episodio apre la finestra su un fenomeno passato sin qui inosservato, quello di un’eredità nazista incorporata nella società contemporanea a partire dal piano Aktion T4 di eutanasia delle vite “indegne” di essere vissute, all’eugenetica del programma Lebensborn oggi attuato con la selezione degli embrioni e la fecondazione artificiale.
Il nazismo si mostra quindi non come un’aberrazione della modernità ma come la sua essenza, un esperimento fallito forse perché troppo prematuro, ma in via di realizzazione oggi con l’accorgimento di sostituire il fine: dal nazionalismo e la razza all’impiego della parola “amore”.
Quello che il Terzo Reich faceva in nome della razza oggi si fa in nome dell’amore.