La crisi di governo è ormai dietro l’angolo. Matteo Renzi non ha intenzionare di mollare la presa e le divergenze all’interno della maggioranza sono sempre più marcate, con le ministre di Italia Viva, Bonetti e Bellanova pronte a lasciare le poltrone. “Se si aprisse la crisi, – spiega Franceschini al Corriere della Sera – tanto varrebbe andare a votare. Conte contro Salvini e ce la giochiamo”
. In questi giorni il capodelegazione del Pd al governo ripete sempre lo stesso concetto, lo pone al termine di un lungo ragionamento sviluppato con alcuni alleati e vari esponenti del suo partito. Il ministro della Cultura ritiene che le manovre di Renzi partano da un calcolo, e cioè che in caso di crisi non si andrebbe alle urne: a blindare la legislatura sarebbe l’elezione del presidente della Repubblica e la priorità dell’attuale maggioranza di non consegnare il Colle dopo il voto a un candidato di Salvini. Ed è qui che Franceschini offre una diversa chiave di lettura della situazione.
“A lui non frega niente del Conte 3 o del Draghi 1”: se si aprisse la crisi — prosegue il dirigente dem al Corriere — l’ex premier si porrebbe al crocevia di ogni scenario e farebbe “ballare tutti”. Per raggiungere l’obiettivo preferirebbe che il governo cadesse per un incidente, per non intestarsene la responsabilità. Sarebbe allora preferibile andare alle urne con l’attuale sistema di voto, con una coalizione composta da M5S, Pd, una lista di sinistra «e una lista Conte».
Ovviamente Iv sarebbe fuori dalla squadra, “perché chi ha provocato la crisi poi non potrebbe pensare di stare con noi. Penso che così potremmo giocarcela. Conte ha ancora una certa presa sull’opinione pubblica, si presenterebbe come la vittima di un complotto di Palazzo e potrebbe conquistare voti al centro, senza prenderne al Pd e a M5S”. affaritaliani.it