Presidente Mattarella, non vi sono diritti umani nelle file interminabili davanti alle mense dei poveri

di Biagio Maimone – – Illustrissimo Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella,
il 10 dicembre si è celebrata la giornata mondiale dei diritti umani. Senza dubbio si è celebrata sulla carta, in quanto concretamente siamo davvero lontani dal raggiungimento di tali diritti.
Molte le battaglie, ma siamo molto lontani dalla meta in quanto milioni di persone vivono ancora in stato di disagio socio-economico, nella povertà più assoluta, quasi non fossero esseri umani, ma scarto sociale. Donne e uomini vivono disparità sociali che li rendono diseguali rispetto al resto dell’umanità.

In molte parti del mondo non tutti possono accedere alle cure mediche necessarie, solo i ricchi hanno la possibilità di curarsi nel modo migliore.
Vi sono popoli soggiogati dalla dittatura, in cui viene negato alla persona il diritto alla manifestazione del proprio pensiero.

Senza andare troppo lontano, in Italia viviamo sotto la dittatura del potere mafioso, della corruzione, della disuguaglianza tra il Nord Italia e il Sud Italia, del razzismo sociale ed economico. Molte donne sono ancora sottomesse agli uomini, nonostante le innumerevoli battaglie paritarie. I poveri sono sempre più poveri, più soli ed abbandonati.

Non vi sono diritti umani nelle file interminabili di persone davanti alle mense dei poveri nelle città del nord, del centro e del Sud, nonché in tutte le periferie in cui domina lo spaccio della droga con cui si arricchiscono le mafie.
C’è da chiedersi quali diritti l’essere umano ha raggiunto se è vero che ai poveri nessuno concede spazio e voce.

Non vi è dubbio che il raggiungimento pieno ed assoluto dei diritti umani che rende l’essere umano un vero cittadino debba essere l’obiettivo primario dell’impegno politico. Ma così non è!
Tra i diritti umani elusi ed umiliati vi sono il diritto al lavoro e all’istruzione per tutti, nonché il fondamentale pari accesso alle fonti economiche.

Celebrare questa giornata rimane ancora solo una delle tante commemorazioni fine a se stesse.
Donne e uomini devono pretendere di vivere i propri diritti, ogni giorno, senza sosta, impegnandosi tenacemente con azioni concrete e mirate, senza delegare tale impegno a chi ha tradito il loro anelito all’uguaglianza e alla giustizia sociale.