Lilli Gruber come Zorro

Il giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra sottolinea l’atteggiamento per nulla conciliante della conduttrice di ‘Otto e mezzo’ verso gli ospiti di cui non condivide il pensiero.

Nel gran caos della televisione italiana, per fortuna su una rete decisamente minore, regna per un’ampia mezz’ora quotidiana dal lunedì al sabato (a Dio piacendo almeno non il giorno – o meglio, la sera – del Signore) una rossa signora: per la quale il contradditorio, ammesso e non sempre concesso che tale si possa definire, si accende di altrettanti rossi toni ogniqualvolta l’ospite contesti efficacemente, proprio perché non rosso, amare ‘rosse verità’.

Non c’è una sola volta in cui Lilli Gruber non prenda incredibilmente le parti di un governo a dir poco indifendibile (e la crescita di Lega-FDI nei sondaggi lo dimostra): scagliandosi poco elegantemente, anche soltanto per il fatto incalzare, di parlar sopra o mai far finire di parlare, sui convitati che prendono le distanze dal Giuseppi-pensiero. Che, evidentemente, è anche il suo (l’abbiamo capito). Sarà mica forse socia occulta di Rocco Casalino, nonché sua partner all’ufficio stampa del Premier?

A parte l’autorevole Alessandro Sallusti, irreprensibile gentleman capace reiteratamente di asfaltare con il proprio impeccabile aplomb la giornalista ormai incamminata come tutti dopo i sessanta sulla via della Terza età, con il resto degli altri opinionisti e politici di centrodestra è per lo più sempre guerra aperta.

Mi domando se costei, pur provenendo dalle montagne, conosca invece la medietas di latina memoria, dato che lavora a Roma da anni. Se forse abbia scambiato ‘Otto e mezzo’ per un ring privato facendone una questione di wrestling alla Hulk Hogan (ma anche qui occorre quello che i francesi chiamano in ogni senso le physique du rôle). O, peggio ancora, per un club calcistico ove tutto è consentito tranne che dissentire, come nella ‘migliore’ delle dittature.

Ammetto mio malgrado che anche da sinistra, ogni tanto, qualcosa di buono arriva: Maria Elena Boschi ha grandiosamente azzerato nei giorni scorsi la ‘padrona di casa’ (e Giorgia Meloni più volte ancor prima) con un bell’8 a 0 cappotto, con dovizia di argomentazioni, un garbo e una dialettica ignara alla volpe rossa. Che da predatore di lungo corso ha fatto platealmente la figura della preda, dovendo sic et simpliciter far bruscamente ricorso all’arroganza polemica in puro stile Andrea Scanzi (guardacaso, uno tra i suoi preferiti che considera quello studio tv un po’ la propria seconda casa) per tentare di correre – malamente, e maldestramente – ai ripari.

Non paga di cotanta tracotanza, ad assestarle mediaticamente il colpo di grazia ci ha pensato anche il fidanzato dell’ex ministro, Giulio Berruti: un grande attore abituato alla finzione scenica che, nel caso di specie, non recitava affatto. Un pugile virtuoso non avrebbe potuto far di meglio.

Il tema è: possibile che un programma preserale presentato come d’attualità e informazione si trasformi di fatto in un constante endorsement a un esecutivo a imminente scadenza che certamente mai più rivedremo eletto dal popolo? A una forma di tifoseria ridicola verso una formazione di inguardabili schiappe incapaci, ma con le chiappe tutte ben fuse alla poltrona?

Passi pure che alle volte, durante il programma, vanno persino in onda gli spot de ‘Il Fatto Quotidiano’ (e ditemi se qui non c’è odor di cordata), e che Marco Travaglio sia un altro habitué della trasmissione: ma ai tempi di Paolo Argentini, Gad Lerner e Giuliano Ferrara quantomeno l’autorevolezza era di casa.

Cara Lilli, non sei Lady Oscar. E smettila di agitarti come Zorro: non è certo quello dei paladini il tuo colore.

Maurizio Scandurra