di Iuri Maria Prado – E così le meraviglie del modello italiano trovano compimento nella vaccinazione in streaming degli influencer di partito e di governo. Ma che bello. L’idea è che si tratti di dare l’esempio a una popolazione mezza rincoglionita e mezza negazionista, e che questo Paese ancora così poco riconoscente all’illuminato potere pubblico veda i suoi caporioni che a petto in fuori assumono l’elisir che immette l’Italia verso il suo destino di salute.
La tragedia è che questa iniziativa, una versione aggiornata ma un po’ più volgare rispetto a quella del Mascellone che trebbia il grano a Sabaudia, si picca pure di lungimirante modernità politica: e via con gli appelli affinché gli eminenti di palazzo si sottopongano all’iniezione pubblica per insegnare agli italioti, dopo le raccomandazioni spirituali sul Natale da vivere come si deve, che il contributo alla Patria si sbriga così, loro in prima fila e gli altri a seguire, offrendo il braccio alla puntura democratica che mette alla berlina i no-vax.
La realtà è che non c’è proprio niente di informativo e pedagogico, niente di socialmente utile in quella baracconata, e semmai è la manifestazione ennesima di un vero e proprio metodo di governo – di un’incultura, proprio – che confonde la responsabilità politica e amministrativa con una specie di curatela sacerdotale e moraleggiante, e trasforma l’informazione ai cittadini – che non a caso manca – in una sorta di messaggistica da intrattenimento, tutt’una con quella che dal balcone abolisce la povertà e poi “consente” questo e “non consente” quest’ altro nel quadro di un peronismo strafalcione presidiato dai comitati tecnici dei verbali secretati.
È incredibile la capacità italiana di ripiegarsi nel pittoresco incivile di questa concezione del potere, per esplodere a ogni giro importante della vicenda pubblica in questa esibizione strapaesana di una pompa istituzionale da telenovela, da sgherro salito al potere che offre sorrisoni e provvidenze alla comunità stracciona e la mette in riga quando non si uniforma alle prescrizioni severe ma giuste della sua autorità. È molto poco consolante che questo andazzo, come sempre in Italia, assuma i toni ridicolissimi della retorica mandolinara e un’estetica da cerimonia di provincia, cose dopotutto abituali e con poco ricasco effettivo. Perché il fenomeno apparentemente innocuo copre una realtà invece dannata, e cioè la gravissima insufficienza dell’azione pubblica proprio relativamente al vaccino, alla predisposizione delle strutture organizzative e operative idonee a renderne tempestiva la somministrazione.
Cose delle quali, siccome mancano, è bene non dare informazione ai cittadini, mentre va benissimo dirgli di prepararsi alla sfilata dei valorosi governanti che mostrano l’ecchimosi dell’Italia resiliente. Che desolazione.
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