Franco Franchi, la comicità dell’Italia nel boom

Il giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra ricorda il grande attore nell’anniversario della scomparsa.

Il 9 dicembre del 1992 se ne andava a Roma, dopo un lungo periodo di malattia, Franco Franchi, al secolo Francesco Benenato. Palermitano doc, siciliano verace, con Ciccio Ingrassia formò una delle coppie cult del cinema italiano del Novecento, protagonisti indimenticabili e indiscussi di oltre cento pellicole di successo: in un’Italia in bianco e nero e a colori che si ridestava nuovamente sovrana, pur se sulle macerie di un conflitto rovinoso che tutto aveva intaccato, tranne quello spirito di ripartenza che nei secoli ha sempre contraddistinto il popolo figlio di Roma antica.

L’attore nato nella città di Ballarò ha attraversato sulla corsia preferenziali gli anni più intensi e suggestivi di una tv agli albori, che assurse alla multicromia e alla molteplicità di canali, trascorrendo dal pubblico al privato attraverso film memorabili e ospitate nei principali varietà accanto ai miti del grande e piccolo schermo, nonché della musica di sempre.

Con quel sorriso contagioso, la battuta pronta, lo sguardo stralunato e strabiliato con gli occhi fuori delle orbite che l’hanno consegnato all’eternità dei veri principi della risata, raffinati e coinvolgenti, al pari di Totò e Macario.
Lontano dalle scontate volgarità dei comici moderni, che senza turpiloquio avrebbero sicuramente un posto assicurato tutti come magazzinieri al discount.

Franco Franchi incarna perfettamente quella gioiosità tipica dei decenni del Grande boom, oggi invece da troppo tempo negata al nostro presente, specialmente nell’anno del Covid-19.
Una figura centrale nell’evoluzione delle tappe attoriali della cultura italiana che meriterebbe certamente di essere ricordata a dovere. Lui come Ingrassia, suo compagno di sempre sulla scena, adorati figli di quell’Italia del Sud: che, quando vuole, sa come fare la differenza.

Maurizio Scandurra