di Giuseppe De Lorenzo – – Eccoci qua. C’è di tutto. Ci sono lo sciamano capace di uccidere chiunque si metta contro di lui, il figlio destinato a succedergli, gli attacchi di asma, i poteri spirituali.
Ci sono anche i malefici della famiglia, i decessi inattesi, il mar Mediterraneo capace di “costituire un ostacolo allo spirito maligno”. La migrazione. Può sembrare una storia pittoresca, e forse lo è davvero, ma è proprio così che un nigeriano nel 2018 ha ottenuto dal Tribunale di Bologna il permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Abdul, così lo chiameremo, è cristiano pentacostale, ha studiato solo alla scuola primaria ed è analfabeta. Per sopravvivere in Nigeria realizza sculture in legno, di quelle che in Italia alcuni ambulanti provano a vendere in strada. Abdul vive un’esistenza come un’altra, almeno finché nel 2010 il papà non tira le cuoia. A parte il dolore di restare orfano di padre, emerge la natura semi-sovrannaturale dell’uomo, sacerdote sciamano dai poteri spirituali non indifferenti. Un decesso come questo non passa certo inosservato. E facilmente diventa questione di “famiglia”. Alla notizia della morte, infatti, i parenti di Abdul si riuniscono e lo invitano a prendere il ruolo del babbo, come lui aveva fatto alla morte del nonno. “Io però non volevo – racconterà Abdul di fronte ai giudici italiani – perché sono cristiano e avrei dovuto uccidere qualcuno che si fosse messo contro di me o prendergli le cose che volevo. Coi poteri spirituali”.
Le insistenze della famiglia continuano pure l’anno successivo, con tanto di minacce e promesse di morte. Per fargli capire l’antifona, i parenti-serpenti gli lanciano contro una sorta di maleficio. Di che si tratta? Una menomazione? La condanna ad una sofferenza infinita? Un tumore? No: l’asma. Lo spirito maligno dell’asma.
La brutta faccenda va avanti per qualche anno. La madre di Abdul intercede per lui, si preoccupa, chiede ai familiari il perché di “quel maleficio”. Pessima idea. In tutta risposta si becca una minaccia pure lei: o Abdul si fa sciamano, o a morire sarà lei. Guarda caso la donna nel 2014 si ammala (“le si gonfiava moltissimo un piede”), anche se poco dopo guarisce. Tutto apposto? Macché, perché gli spiriti maligni sono infami. E così nel 2016 la povera signora muore “con dolori allo stomaco, vomito e dissenteria”. Morta la mamma, Abdul non ha più nessuno che lo difende. Prende alcuni soldi ereditati, lascia la Nigeria, arriva in Niger, passa in Libia e infine grazie al finanziamento di un cognato si imbarca, viene in Italia e chiede asilo.
La Commissione territoriale di Cesena-Forlì ritiene il racconto “non credibile” perché “generico e incoerente, soprattutto in riferimento al fatto di aver subito le minacce per almeno sei anni prima di lasciare il Paese”. Poco plausibile appare pure il non aver più paura “dello spirito maligno presente in Nigeria solo perché ora li separa il mare Mediterraneo”.
Il Tribunale di Bologna però la pensa diversamente, criticando il ragionamento deduttivo dei commissari con un (personalmente) incomprensibile passaggio su determinismo, riduzionismo scientista, metafisica, gnoseologia, postulati e geometria euclidea. Visto insomma che in Nigeria “la popolazione è fortemente credente e condizionata dalla stregoneria”, il racconto del migrante sarebbe tutto sommato credibile e merita la protezione umanitaria.
Scrive il giudice: “Non solo sussiste per il ricorrente in caso di rimpatrio un pericolo di vita, potendo essere sacrificato, ma anche perché la sua vita sarebbe fortemente compromessa a causa della paura che egli aveva dello spirito malvagio in Nigeria, che egli peraltro ritiene responsabile della morte della madre, la quale secondo lui si sarebbe ammalata per proteggerlo per aver assorbito tutti i malefici dello spirito maligno”.
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