Nell’inverno scorso la Cina nascose di proposito informazioni in suo possesso sulla pandemia di coronavirus: lo rivelano documenti inediti pubblicati oggi dall’emittente satellitare “Cnn”. Il governo di Pechino è stato più volte imputato dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali di aver deliberatamente nascosto informazioni relative al virus, ma ha sempre respinto ogni accusa. I documenti – “presi insieme, costituiscono la più significativa fuoriuscita di informazioni dalla Cina dall’inizio della pandemia” – non forniscono la prova di un deliberato tentativo di offuscare i dati, ma rivelano numerose discrepanze tra ciò che le autorità credevano sarebbe accaduto e ciò che rivelarono al pubblico.
Il 10 febbraio le autorità cinesi riferirono di 2.478 nuovi casi confermati, che portarono a 40 mila il totale dei contagi dall’inizio della pandemia, con poco più di 400 casi registrati fuori dalla Cina continentale. Tuttavia, in un documento interno e confidenziale le autorità sanitarie della provincia dell’Hubei, epicentro dell’epidemia, tracciarono 5.918 nuovi casi nello stesso giorno, oltre il doppio di quelli confermati pubblicamente. Una cifra che non fu mai resa pubblica all’epoca, probabilmente nel tentativo di minimizzare la gravità dell’emergenza.
I documenti raccolti dalla “Cnn” coprono un periodo che va dall’ottobre del 2019 all’aprile di quest’anno e rivelano “un inflessibile sistema sanitario limitato da una burocrazia verticistica e da procedure rigide e inadatte a fronteggiare la crisi”. “In alcuni momenti chiave della prima fase della pandemia – prosegue ancora l’emittente statunitense – i documenti mostrano prove di chiari errori e indicano fallimenti istituzionali ricorrenti”. Agenzia Nova