di Luigi Pecchioli – Vi faccio due domande: mettiamo che dobbiate investire i vostri risparmi, magari fatti con sacrifici e con duro lavoro. Se vi offrissero due tipi di obbligazioni, una che vi rende alla scadenza prefissata il 100% del vostro capitale investito, vi garantisce delle piccole cedole ogni 6 mesi, ad un tasso d’interesse vicino a zero ( adesso è così che funziona…) e una che non vi garantisce la scadenza che può allungarsi, né la restituzione completa della somma investita, che vi dà delle cedole semestrali, ma l’emittente può decidere di sospenderle, ad un tasso vicino a zero, voi quale scegliereste? E se foste costretti a prendere le seconde vi accontentereste dello stesso tasso di interesse o pretendereste di più?
Qualcuno più smaliziato potrebbe obiettare che magari l’emittente delle seconde è più affidabile e quindi il rischio è minimo, mentre magari è più a rischio di default l’emittente delle prime, che quindi hanno un rischio implicito maggiore. E se vi dicessi che in ambedue i casi è lo stesso Stato ad emetterle? A questo punto credo converrete che sono preferibili le prime e che per accettare le seconde vorreste un interesse più elevato, che copra il rischio di ristrutturazione del debito.
Così ragionereste voi e così ragionerebbe qualsiasi investitore, anche quelli così grandi che condizionano i corsi dei titoli e che vengono definiti i Mercati.
La riforma del MES, che il M5S ha approvato in sede europea, prevede che tutti i nuovi titoli emessi dagli Stati aderenti abbiano una clausola, la cosiddetta “single limb CAC” che li rende esattamente come la seconda ipotesi descritta prima. Nel caso infatti che un Paese richieda l’aiuto del MES, il board di questo, valutato il livello di indebitamento del Paese e il suo rispetto dei parametri macroeconomici previsti dai trattati, valutato l’interesse dei creditori, possa chiedere allo stesso di procedere prima alla ristrutturazione del suo debito, attraverso la decurtazione di quanto dovuto ai possessori dei titoli di Stato, l’allungamento della scadenza di quest’ultimi e la sospensione del pagamento delle cedole o la loro diretta cancellazione. A tal fine basterà l’accordo dello Stato con la maggioranza del 75% dei detentori del debito pubblico considerato complessivamente.
Secondo voi questo rischio di dover subire la ristrutturazione non sarà prezzato dai Mercati i quali richiederanno da subito un maggior tasso di interesse per continuare ad acquistare i titoli dei Paesi più esposti? E l’Italia, con il suo rapporto D/PIL che viaggia ormai verso il 158% sarà o no considerato esposto al rischio ristrutturazione, visto anche il probabile crollo del PIL che la pandemia provocherà con la chiusura spesso definitiva di tantissime attività produttive e commerciali?
Secondo Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 Stelle, e il Ministro dell’Economia Gualtieri la risposta è no. Ambedue hanno dichiarato che il MES non è uno strumento a cui l’Italia dovrà ricorrere perché “non ha alcuna necessità di farvi ricorso”, quindi senza neanche prendere in considerazione il problema dei futuri tassi di interesse. Non si vede da dove prenda spunto questa fiducia, ma ci ricordiamo che otto mesi fa, all’inizio della pandemia, il ministro Gualtieri dichiarò serenamente che l’impatto del virus con le relative chiusure avrebbe portato al calo di pochi punti di PIL del tutto gestibile. A fine anno il calo sarà intorno al 12%, il peggiore dopo quello causato dalla II Guerra Mondiale…
Secondo Crimi poi il MES è comunque uno strumento che non va demonizzato, perché può essere utile per altri Paesi, quindi in sede europea non bisogna fare ostruzione alle modifiche proposte. Questa posizione sottintende che non vi sia alcuna volontà di sottomettere l’Italia costringendola a finanziarsi con il MES perché l’Europa ci ama e mai vorrebbe il nostro male.
Io sono un po’ più malfidato, visto cosa è accaduto con il bail in e con le ristrutturazioni bancarie in Italia, volute fortemente e imposte dalla BCE, e mi sovviene un poster del periodo bellico, ormai famoso, che nella versione odierna suonerebbe cosi: “la UE è veramente vostra amica”…