La gestione sanitaria dell’epidemia causata dal Covid-19 e le sue gravi ripercussioni sul tessuto economico e sociale sono il frutto di una classe politica, ma anche amministrativa, che ha assunto la mediocritá a criterio ermeneutico della sua azione. Purtroppo, nelle democrazie pluraliste e procedurali contemporanee, mediocri e scappati di casa governano soprattutto a seguito di precise scelte del corpo elettorale (la storia ci dimostra che Barabba é stato graziato piú volte) e grazie anche ad una forma di Governo parlamentare “a debole razionalizzazione” che favorisce (sia pure legittimamente) il compromesso politico in nome del mero mantenimento del potere.
Se così non fosse, il Governo Conte II, che ha ottenuto a settembre 2019 la fiducia in entrambi i rami del Parlamento ai sensi dell’art. 94 della Costituzione vigente, non sarebbe mai nato. Da quando é stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana la deliberazione del Consiglio dei Ministri 31 gennaio 2020, contenente la dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale ex art. 24 del d.lgs. n.1/2018 (Codice della Protezione Civile) esclusa, lo ricordiamo, da qualunque controllo preventivo di legittimitá e da ogni coinvolgimento fattivo delle Camere (onore al merito al Governo Gentiloni all’epoca in carica), l‘Esecutivo di Giuseppe Conte ha navigato e continua a navigare a vista:
1) é intervenuto tardivamente (il primo provvedimento “organico” é il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6. Uno studente del primo anno di Giurisprudenza lo avrebbe redatto molto meglio);
2) ha adottato una comunicazione istituzionale frammentata, incoerente, approssimativa, tendenzialmente notturna, ossia poche ore prima l’entrata in vigore di un DPCM, frutto dell’ispirazione della musa Calliope del terzo millennio: Rocco Casalino;
3) ha determinato un vero e proprio cortocircuito tra decisori politici (con i protagonismi, a partire dal decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, dei vari Presidenti delle Giunte regionali su una materia, quella della profilassi, che, essendo prevalente, esclude ogni altra competenza legislativa ed amministrativa in capo alle Regioni), organismi consultivi (il Comitato tecnico-scientifico, istitutito con ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile 03 febbraio 2020, n. 630, e l’Istituto Superiore di Sanitá) e il Commissario per l’attuazione delle misure di contenimento della diffusione del virus dott. Domenico Arcuri. In tutto questo il Parlamento é stato totalmente marginalizzato: il suo compito era e resta quello di convertire i vari decreti legge sul cui disegno di legge formale di conversione il Governo si blinda ponendo la c.d. questione di fiducia, salvo ridicolizzarlo a seguito dell’approvazione dell’ “emendamento Ceccanti” il quale stabilisce un mero obbligo di informativa riguardo il contenuto dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore sul quale le Camere possono solo esprimere risoluzioni aventi valore di indirizzo politico, ma giuridicamente irrilevanti;
4) ha agito inseguendo gli eventi e non in maniera proattiva.
Perché non sono state attivate fin da subito, attraverso un deciso coinvolgimento dei medici di famiglia, forme di assistenza domiciliare, evitando corse alle Unitá operative di Pronto soccorso che, spesso, sono state veicolo di contagio? Perché, se la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale risaliva al 31 gennaio 2020, a due mesi di distanza non erano ancora reperibili i dispositivi (sulla cui utilitá la scienza medica non é unanime e ondivaga é stata la stessa OMS) di protezione delle vie respiratorie? Perché, se era prevista una seconda ondata con l’inizio della stagione autunnale, la Protezione Civile, solo con l’ordinanza del Capo Dipartimento 24 ottobre 2020, n. 709, ha dato il via libera per il reperimento, su base regionale, di operatori sanitari, addetti ad attivitá amministrativa etc..?
Durante il periodo estivo questo non era possibile? Sempre durante i mesi di giugno-luglio-agosto anziché siglare protocolli inutili che si sono rivelati fallimentari, costringendo bar, centri commerciali, societá ad adeguarsi, come mai non é stata avviata una strategia con un monitoraggio capillare per il contact tracing.
Noi oggi, come ha evidenziato il prof. Alessandro Vespignani (epidemiologo che lavora negli Stati Uniti d’America), non abbiamo dati certi in grado di dirci se i contagi avvengono nelle scuole, nei luoghi di lavoro, sui mezzi di trasporto, nelle piscine o nelle palestre, nei bar e nei ristoranti.
Il Governo Conte II ha chiuso tutta una serie di attività commerciali, con inevitabili ripercussioni economiche, senza avere cifre volte a dimostrare che i contagi avvengono in questi luoghi;
5) é intervenuto a sostegno delle varie attivitá di impresa con vere e proprie “partite di giro” e salvo che le societá avessero avuto la possibilitá di accedere al credito. Ci penseranno i decreti “ristori”? A chi obietta che il centro-destra non avrebbe fatto meglio, sarebbe doveroso ricordare che gli eventi sono sempre determinati da ció che é stato compiuto e non da ció che sarebbe potuto succedere.
“Si puó talvolta supplire all’insufficienza, all’incapacitá si puó riparare talvolta, l’inettitudine é o pare piú disperata” (cit. Niccoló Tommaseo).
Prof. Daniele Trabucco (Associato Diritto Costituzionale italiano e Comparato presso Libera Accademia di Bellinzona/INDEF).
Dott.ssa Camilla Della Giustina (Cultrice della Materia in Diritto Costituzionale Università degli Studi di Padova e in Istituzioni di Diritto Pubblico Libera Accademia INDEF di Bellinzona).