Il giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra equipara gli aiuti del Governo per cittadini e imprese a poco più di meri e miseri spiccioli da elemosina.
Quando ogni domenica mattina vado a Messa in questa o quella chiesa, spesso e volentieri, accanto all’ingresso o sul sagrato, c’è spesso un povero che chiede aiuto. Che tende, speranzoso, la mano. Che alza gli occhi al Cielo, fiducioso in un segno della Provvidenza in carne e ossa come lui.
E che, prontamente, viene ignorato. Quei pochi che lo considerano, gli lanciano malamente come avesse la peste (non certo il Covid) in una vaschetta di plexiglass che un tempo ospitava del cibo poche monetine dal valore commerciale inutile. Un centesimo, due centesimi, cinque centesimi. Nei casi migliori, dieci o persino cinquanta. Ma un euro mai. Spiccioli fastidiosi per chi ha tutto, ha troppo, o semplicemente quel poco che occorre a una vita dignitosa.
Ma che, nel caso di specie, possono fare la differenza: a partire già dal modo in cui vengono donati. Con uno sguardo rivolto dritto negli occhi, una parola di conforto, un gesto di considerazione o anche solo una pacca sulla spalla: tutti gesti che normalmente non vedo. Che nessuno fa, chissà poi per qual motivo. Forse perché ci si sente esclusi a priori esclusi dalla longa manus dell’indigenza, pensando che il vestito della povertà a tutti calzi bene tranne che a sé stessi. O si pensa che la sfiga sia un affare per lo più conto terzi.
E tutto questo per dire che ciò che cade nel piatto languido del povero sa di superfluo, per non dire di meschina derisione e altrettanto sostanziala grettezza. L’elemosina presuppone dignità, corpo, consistenza. E, quando la si fa, occorre chiedersi preventivamente se quel che si offre consente a chi lo riceve di realizzare uno scopo anche minimo: foss’anche un caffè, una colazione, o un panino con bibita come pranzo. Altrimenti, oltre a essere inutile, è una gravissima manifestazione di disumanità. Tanto meglio non farla, no?
Tali sono anche i denari che provengono dai DPCM Conte: giustamente, che cosa ci si può aspettare da un Governo di nullità che in vita loro tutto han fatto tranne che lavorare? Solo chi possiede un mestiere può rendersi conto del dramma che sta investendo gli italiani delle PMI, per i quali gli aiuti non arrivano mai: e, se giungono a destinazione, sono pur sempre insufficienti rispetto alla soglia di una sostanziale decenza.
Non c’è bisogno di ricorrere ai monopattini per classificare come imbecilli questa pletora di strampalati e stravaganti personaggi pirandelliani senz’arte né parte, grillini e comunisti della prima ora in testa: basta solo osservare quel povero e raffrontarlo a noi stessi, per scoprire che gli andiamo inesorabilmente nostro malgrado somigliando ogni giorno di più. Italiani, sveglia!
Maurizio Scandurra