Una cucina da campo montata in pochi giorni presso la sede della Protezione civile degli alpini, 49 chef del gruppo «Ristoratori uniti» che da domani si daranno il cambio in brigate da sette per realizzare 150 pasti a pranzo e cena nel progetto «Un cuore caldo per il San Gerardo». L’obiettivo è consegnare pasti caldi al personale di soccorso, a medici, infermieri, assistenti sanitari, forze dell’ordine in prima linea nell’emergenza Covid.
Iniziativa che ha immediatamente scatenato polemiche dopo che si è saputo che della catena della solidarietà fanno parte anche gli ultras del Monza e l’associazione BranCo, vicina al movimento di estrema destra Lealtà e Azione. Saranno loro, come a primavera, ad attraversare la città per consegnare i pasti caldi. «Non è in discussione la solidarietà in un momento così difficile — spiegano Rosella Stucchi, presidente di Anpi e Milena Bracesco di Aned —, ma se la solidarietà è nel solco della Costituzione che è antifascista e antirazzista. Il capo della Curva Pieri è stato recentemente condannato per apologia di fascismo e BranCo è legata a Lealtà e Azione. Sono questi i partner che l’istituzione locale ha deciso di scegliere per iniziative solidali?».
Il segretario del Pd monzese, Matteo Raimondi, ha firmato una nota con i gruppi di centrosinistra in consiglio comunale che chiedono risposte al sindaco. L’Unione degli Studenti di Monza, dopo aver saputo della partecipazione, in primavera, degli nni dell’alberghiero Olivetti, scrive: «Non possiamo permettere che movimenti di estrema destra, razzisti e reazionari, entrino nelle scuole». E la preside Renata Cumino fa un passo indietro: «È stata un’esperienza meravigliosa per i nostri ragazzi ma preferisco vedere come evolve la situazione».
«Sono esterrefatto — commenta il sindaco Dario Allevi — la stessa squadra ha lavorato in primavera consegnando 14 mila pasti senza che nessuno sollevasse obiezioni. La solidarietà non ha colore».
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