“C’è resistenza da parte di qualcuno ad aprire posti letto di terapia intensiva”

Se è soltanto un ‘caso’ pronto a sgonfiarsi o se qualcosa in realtà non sta funzionando nell’attivazione dei posti letto per i malati di Covid lo accerteranno i tecnici e i carabinieri del Nas che il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha deciso di inviare in Sicilia per vederci chiaro. Ispezione sollecitata anche, dopo un colloquio telefonico col ministro, dall’assessore alla Salute, Ruggero Razza, da tempo nel mirino delle opposizioni nell’isola per la gestione della pandemia e ora alle prese con una nuova bufera.

“Oggi su Gecos (il sistema ospedaliero di gesione dei posti letto, ndr) dev’essere calato tutto il primo step al 15 novembre. Non sento ca.., perché oggi faranno le valutazioni e in funzione dei posti letto di terapia intensiva decideranno in quale fascia la Sicilia risiede”. Lo dice in un vocale del 4 novembre scorso nella chat di Whatsapp con i capi delle Asp siciliane e i manager ospedalieri il dirigente generale del dipartimento pianificazione strategica della Regione siciliana , Mario La Rocca. Il superburocrate si riferisce ai dati sul contrasto al contagio da Covid 19 che secondo lui potrebbero incidere sulla scelta ministeriale dell’inserimento della Sicilia in una delle tre zone covid. Il contenuto delle chat è stato pubblicato dal quotidiano la Sicilia e l’audio è pubblicato sul sito web del giornale Lasicilia.it.

La Rocca, dopo la pubblicazione delle chat dice: “Tutti i dati caricati sulla piattaforma Gecos della Regione siciliana sono veritieri, tutti i posti disponibili. Una diversa azione costituirebbe reato. Vadano i Nas a controllare ovunque anche oggi. Ma basta sciacallaggi e notizie tra il detto e non detto, che hanno la sola funzione di allarmare inutilmente la pubblica opinione”. Il dirigente, si evince dalle chat pubblicate, spinge sui numeri di letti in terapia intensiva e reparti ordinari da comunicare al governo per evitare che la regione diventi zona rossa dopo che il premier Giuseppe Conte ha firmato il Dpcm per arginare la seconda ondata del Covid. La Rocca dice, riporta il giornale, “non è accettabile che noi si subisca ulteriori restrizioni perché c’è resistenza da parte di qualcuno ad aprire posti letto di terapia intensiva o ordinari. Sono a casa, da tre settimane col Covid, ed è da tre settimane che vi prego di aprire posti”. “E in effetti, fino a quel momento, i primi di novembre, la Sicilia è davvero in ritardo. Secondo i dati caricati su Gecos, l’altra piattaforma ufficiale di Protezione civile, l’annunciato potenziamento delle rianimazioni prosegue a ritmo di lumaca”, osserva il quotidiano di Catania.

Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, annunciando “accertamenti immediati”, sottolinea che “i cittadini devono poter aver fiducia totale nelle istituzioni, in particolare durante una pandemia che ha messo in crisi il mondo intero. L’audio del dirigente generale del dipartimento pianificazione strategica della Regione siciliana, Mario La Rocca è grave e inaccettabile; non è possibile che ci sia qualcuno che rischia di vanificare gli sforzi fatti in questi mesi. Serve immediata chiarezza. È intollerabile provare ad aggirare i parametri sul monitoraggio dei dati covid”.

“La Sicilia – replica il presidente della Regione Nello Musumeci – è governata da persone perbene. E questo dovrebbe averlo già capito il ministro Boccia. Abbiamo chiesto noi a Roma, ormai una settimana addietro, che si mandino dieci-cento ispettori per fare chiarezza sulla gestione dei numeri nella gestione dell’epidemia in Sicilia: non temiamo alcun controllo e mettiamo così fine a ogni tentativo di speculazione. Per noi leale collaborazione istituzionale significa questo”.

“Ero incavolato – si giustifica La Rocca con l’ANSA – e dicevo ai manager di ospedali e Asp che dovevano applicare il piano della Regione destinando posti letto ai malati Covid ma non lo facevano, non avevano gli attributi per imporsi su alcuni medici: perché la verità è che ci sono medici che si stanno sacrificando dando l’anima in questa emergenza e ci sono quelli che invece non vogliono occuparsi di questi malati per potere continuare a gestire pazienti in intramoenia”.  ANSA