prof. Adriano Segatori – “Se ho offeso la sensibilità di qualcuno mi scuso, ma non mi dimetto”. Così chiude d’ufficio una polemica che lo vede coinvolto per considerazioni di dubbio gusto sulla morte di Jole Santelli e sulla sua candidatura ritenuta imprudente e scriteriata. Insomma, secondo l’umanissimo senatore 5S, nonché presidente della Commissione parlamentare antimafia, i calabresi avrebbero dovuto non votare una moritura. Anzi, potrebbero d’ora in poi richiedere, visto quanto è successo, magari un certificato di buona salute fisica per evitare che il candidato possa nascondere qualche cancro, qualche diabete scompensato, qualche insufficienza renale sottosoglia.
Troppo facile sgattaiolare nell’organico, e non avere la forza morale di chiedere per tutti dei test di personalità. Forse ne vedremo delle belle, tra narcisisti, sadici, caratteriali, borderline, schizoidi, paranoici, deliri di onnipotenza, ossessivi, isterici ed altri variabili associate. Tra impotenze culturali e inferiorità sociali, la gamma dei disturbi potrebbe assumere delle incredibili sfumature.
Di sicuro, di cancro, di diabete scompensato, di insufficienza renale si può morire. Ma c’è un’altra morte molto peggiore: quella di coloro che esistono – vivere è altra cosa portandosi dentro la morte dell’umanità, la morte dell’anima, la morte dello spirito.
In entrambi i casi nessuno sa di essere morto. Ma per i primi resta la pietà e il pianto, per i secondi il disprezzo e l’infamia.
“Pietà l’è morta”, cantavano i partigiani, e la Repubblica resistenziale pure.
Adriano Segatori è psichiatra-psicoterapeuta, membro della sezione scientifica “Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense” dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi, dottore di ricerca in Filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica (Università dell’Insubria – Varese)