Governo e virologi, il valzer della vergogna

Il giornalista cattolico Maurizio Scandurra evidenzia la strumentalizzazione del binomio politici-medici asserviti al potere di Stato. Ma c’è anche chi non ci sta e dice la sua. Come il Professor Giulio Tarro.

In politica vale il gioco del ‘tutti contro tutti’. E questo già si sapeva. Ciò che però sorprende è che la medesima regola aurea coinvolge ora anche epidemiologi, infettivologi e virologi. Non c’è un solo organo di informazione nazionale (o di partito) che se ne sia fatto sfuggire uno. Anzi, a ciascuno il suo, per dirla con un memorabile romanzo di Leonardo Sciascia del 1966.

Medici considerati esperti – e mi chiedo come, e soprattutto fino a che punto, visti i risultati – capaci di assumere camaleonticamente il colore politico del Governo centrale. Piegati all’egida della logica della ‘voce del padrone’ (Palazzo Chigi intendo, non certo la marca di storici grammofoni a tromba degli Usa dei primi ‘900) per sottomettere scienza e ricerca a sostegno di tesi politiche a dir poco assurde. Di decreti improbabili. Di logiche sussidiarie inutili, malate più dei malati di Covid-19. E provvedimenti tutt’altro che efficaci.

Il fatto è che il vero Consiglio dei Ministri che dietro le quinte agita, muove e tira le sorti del Paese è proprio l’equivoco consesso misto di tutta una serie di professoroni del piffero che nessun cittadino italiano – questa è la verità – aveva mai sentito nominare o conosceva prima dell’avvento dello scorso lockdown primaverile. E di cui possiamo ancora fare a meno, di fronte alla palese sconfitta delle azioni sanitarie a loro imputabili nonché inabili a contrastare la pandemia.

Giusto rivolgersi a chi si ritiene detentore di specifiche competenze idonee al contesto. Ma quel che è inaccettabile dalla politica contiana-renziana-zingarettiana-populistico-grillina è far dipendere scelte determinanti nei confronti degli elettori per lo più dalla vision di uomini di scienza divenuti di fatto star tv. Ai tempi della grande Democrazia Cristiana degli anni Sessanta-Settanta-Ottanta, composta invece da deputati e senatori capaci e carismatici degni di questo nome e ruolo, ciò non sarebbe mai accaduto.

Il politico deve saper scegliere, decidere, intraprendere strade coraggiose e controcorrente. Il consulente consiglia, il ministro governa. Per farlo, ha bisogno però di carattere, carisma, polso. E, soprattutto, di esperienza: l’ingrediente primo che manca ai responsabili degli attuali dicasteri, fra i quali sappiamo benissimo che alcuni (Di Maio, ti fischiano le orecchie?) vantano per lo più il solo know-how del bibitaro urlatore sugli spalti degli stadi, con in mano la Coca-Cola al posto del cocco fresco tanto in voga sulle spiagge campane.

Mi spiace, ma non credo affatto a Fabrizio Pregliasco, Roberto Burioni, Ilaria Capua, Andrea Grisanti, Antonella Viola e neanche a Massimo Galli. Neppure a Silvio Brusaferro, per carità. Dio ce ne scampi e liberi, proprio come la peste.

Preferisco piuttosto dare credito alla razionalità concreta di luminari avveduti quali Giorgio Palù (che oggettivamente ritiene il Corona un virus da laboratorio cinese come effettivamente è!), Alberto Zangrillo, Maria Rita Gismondo e Matteo Bassetti (ingiustamente osteggiati entrambi da certa vergognosa sinistra di potere).

E, soprattutto, il Professor Giulio Tarro. Uno che ci ha visto lungo da subito. Che nessuno ha ascoltato per tempo, avversato dal fetido mainstream imperante alla guida del Sistema-Italia. E che invito tutti a riascoltare, in questa memorabile intervista video rilasciata a Zetatielle.com.

Era già tutto previsto. Ascoltare per credere. Buon giornalismo non mente.