Legge Zan: quando il demonio entra in politica

Il giornalista cattolico Maurizio Scandurra mette in guardia dai rischi di un provvedimento nato per legittimare la cultura omosex al posto della famiglia tradizionale.

Che al Capo di Stato Vaticano convenga svincolare l’omosessualità, lo capisce anche un cretino. Uomo con uomo, tutto lecito, tutto a posto. D’ora in poi voglio proprio vederli i cronisti d’inchiesta: con che cosa attaccheranno la Sede Pontificia, su che cosa scriveranno bestseller d’alta classifica, se tanto l’arcaico vizietto non fa più scalpore in quanto lecito?
La politica di Bergoglio è gay friendly, su questo non ci piove. I ragazzini piacciono a tanti, a molti, a troppi, clero incluso: lo sanno bene anche le aule di tribunale, in cui tal malata passione malauguratamente incappa quando l’età si abbassa eccessivamente sotto soglia.

Certo è che sin dai tempi del ginnasio di ellenica memoria (la palestra in cui giovani aitanti si allenavano nudi sotto gli occhi affamati di colti amatori e intellettuali più in là con gli anni), omosessualità, educazione e sport si sono intrecciati più volte nel corso della Storia. E fu proprio l’avvento infelice del ginnasio greco stesso a Gerusalemme a determinare il progressivo deterioramento morale dei giovani ebrei prima del tempo di Gesù (durante, e anche dopo), con quel loro graduale distaccarsi dalla sana morale di aderenza alle leggi della Torah, riferimento centrale tradizionale dei fedeli di Jahvé.
Ha fatto prima a cadere il tabù ecclesiale fuori e dentro i templi cristiani che non quello degli spogliatoi della Seria A, ove a maschioni conclamati corrispondono spesso e volentieri nell’intimità donnine mancate in atteggiamenti amorevoli.

A complicare il quadro ci si mette ora anche la Legge Zan: uno dei testi più inutili, ridicoli e assurdi prodotti da un Governo-fantoccio di brutti spaventapasseri travolti dai venti degli eventi (pandemia) e delle mode (omosex), come in questo caso.
Un decreto di cui facciamo ben volentieri a meno. E questo per tutta una serie di ragioni. Almeno 10, come i comandamenti cristiani.

Primo: l’ordinamento giuridico italiano possiede efficaci e molteplici presidi nella trattazione dei reati contro la persona, inclusi quelli provenienti da comportamenti violenti e persecutori (com’è la legge sullo stalking, sul femminicidio, e così via).

Secondo: come scrive anche il noto avvocato cristiano statunitense Scott Douglas Lively, la cultura del matrimonio eterosessuale è quella che ha prodotto la fioritura massima dell’Occidente: metterla in discussione, come nel contesto storico contingente, significa minare dal profondo le radici di un mondo moderno entrato in crisi grazie anche agli attacchi ingiustificati rivolti dal mainstream dominante e dal politically correct alla famiglia tradizionale.

Terzo: il prevalere dell’idea individuale di autodeterminazione sessuale del singolo rispetto al sesso biologico crea un falso storico pericolosissimo: che, seppur nato per abbattere ogni discriminazione, finisce così in realtà per legittimare giudizi i più disparati da parte di chiunque, ingenerando confusioni, scontri ideologici e non.

Quarto: facciamo attenzione, perché in gioco c’è la vita. Lascia senza parole la pretesa di certa sinistra comunista, populista, globalista e progressista di voler riscrivere e riformare le regole della natura, e della natura umana.

Quinto: chi cazzo glielo spiega a un bambino che il modo in cui ha sinora normalmente vissuto, come regolare figlio di padre e madre, potrebbe non essere l’unica verità possibile? Insegnanti, ribellatevi.

Sesto: legittimo assicurare pari diritti civili a persone omosessuali legate da convivenze e relazioni amorose, ma senza pretendere di voler adottare figli. Mi spiace per loro, si mettano pure il cuore in pace: da due donne o due uomini di pargoli, a Dio piacendo, non ne nasceranno mai.

Settimo: un conto è tutelare gli omosessuali oggetto di violenza. Ben altro rischiare di vedersi imputati in un processo penale che coinvolge come parte convenuta tutti coloro che giustamente esprimono opinioni, parere e pensieri in difesa della famiglia naturale. Ma scherziamo?

Ottavo: l’aver destinato uno stanziamento aggiuntivo di ben 4 milioni di euro al ‘Fondo per le Politiche relative ai Diritti e le Pari Opportunità’ per creare sul territorio dei centri anti-omotransfobia favorisce la veicolazione di una cultura a senso unico in termini di prevalenza potenziale dell’identità di gender sulla sessualità tradizionale. Nel mentre, i poveri muoiono di fame, i cassintegrati non mangiano, gli aiuti del Dl Liquidità tardano ad accreditarsi sui conti correnti.

Nono: la liberalizzazione sociale della cultura omosex rischia di produrre già da piccoli soggetti deviati ancor più controversi, e potenzialmente criminogeni, soprattutto fra le menti più deboli e fragili della nazione.

Decimo: sarebbe utile, come scrive ‘Avvenire’, un referendum nazionale su un tema così delicato che richiede un’attenzione ben maggiore da parte dell’intero popolo italiano, e non solo del palazzo.

Maurizio Scandurra