“Covid, io non ci sto”: a Firenze ristorante ‘Tito Baracca’ aperto fino alle 22

di Aldo Grandi

Momi, all’anagrafe Mohamed El Hawwi, gestore, a Firenze, di tre ristoranti con cinquanta dipendenti. L’ultimo Dpcm ha messo in ginocchio i ristoratori e, quindi, anche lei. Che, però, ci perdoni, è musulmano. E che fa un musulmano, si ribella al potere costituito?

La ringrazio di questa domanda. Non è questione di essere musulmano, cristiano, agnostico o di qualsiasi altra religione. E’ questione di essere uomini con una dignità e una volontà di fare del proprio meglio. Nel mio caso per dare da mangiare a cinquanta famiglie. Quello che ci hanno imposto in maniera unilaterale di fare, senza interpellare nessuno della categoria, è ovviamente dannosissimo per tutti noi e non solo.

Lei ha preparato un video dove, tra ironia, rabbia e tanta amarezza, denuncia la situazione devastante in cui si trova con i suoi locali dopo aver speso, nei mesi scorsi, decine di migliaia di euro per mettersi in regola con le disposizioni anti Covid. Perché questo video?

Molto semplicemente è palese che c’è stata una serie di errori da parte di chi ci governa sulle misure da adottare. Siamo stati chiusi per mesi senza ricevere niente per molto più tempo. Abbiamo utilizzato le pochissime risorse che c’erano rimaste per mettersi in regola con fantomatiche sanificazioni che avrebbero esorcizzato dal virus i nostri locali. Abbiamo venduto i tavoli per liberare spazio e far stare in sicurezza le persone a debita distanza. Abbiamo acquistato gel, mascherine, divisori di plastica che arrivavano dalla Cina a prezzi esorbitanti semplicemente perché, forse, per qualcuno era comodo così. E nonostante tutto questo – gli orari anticipati, il terrore psicologico, le migliaia di euro spese e quindi anche i mancati guadagni e persone che non sono mai rientrate a lavorare al cento per cento e che quindi hanno dovuto rinunciare alla loro qualità di vita acquisita con tanta fatica – nella notte, come fanno i ladri, qualcuno ha deciso di riunirsi e di decretare che nonostante aver ubbidito ciecamente a tutto quanto, per il bene del Paese ora devi chiudere di nuovo. Io a questo non ci sto. Dato che ho fatto tutto che mi è stato chiesto, adesso sono io che chiedo qualcosa.

Ecco, sia onesto, sincero e, anche, politicamente scorretto se necessario. Che cosa chiede?

A questo punto le domande sarebbero tante, ma quella che sorge più spontanea è: qualcuno che realmente esca fuori e dica cosa volete da noi?, ma non come unica categoria dei ristoratori, ma come esseri umani con una dignità e di lavorare e di rendere la propria vita migliore. Perché non capisco a chi fa bene tutto quanto è stato deciso, anche se qualche dubbio ce l’ho…

Noi, al contrario di lei, abbiamo la certezza. Stanno devastando un paese riducendo le classi medie e le partite Iva alla fame. Mentre, sul versante opposto, c’è chi ha lo stipendio garantito, politici in primis, con accredito regolare e permanente ogni mese sul conto corrente.

Allora ho sbagliato lavoro. Me lo diceva la mamma che dovevo fare o l’attore o il politico.

E perché non ha seguito i suoi consigli?

Lo sappiamo tutti che da bambini non diamo mai retta ai genitori e vogliamo fare qualcosa di diverso.

Ma lei ci scusi, in realtà ha fatto quello che ha sempre fatto anche suo padre che ha fondato i ristoranti e ha iniziato una tradizione che ha avuto e sta avendo successo a Firenze e non solo.

Assolutamente sì. Infatti la mia risposta era ironica in quanto ho seguito le orme di mio padre e ci ho messo tutta la passione e la professionalità di cui sono stato capace sino ad ora proprio per seguire la tradizione di famiglia dato che sono un romantico e mi sono messo a fare quello che mi piaceva di più. E che in un futuro vorrei trasmettere ai miei figli. Cosa c’è di più bello della famiglia?

Magari visti gli attuali chiari di luna, anche loro forse dovrebbero vedere se scegliere tra cinema e politica…

Sinceramente, a questo punto ci sto seriamente pensando anche io. Se l’ha fatto Rocco Carrarino…

Torniamo al presente. In tutta Italia ci sono state e ci sono manifestazioni più o meno pacifiche di gente che non ce la fa più ad andare avanti. A Pesaro un ristoratore ha tenuto uno dei suoi ristoranti aperto con 90 persone a cena sfidando il regime oppressivo e autoritario e venendo redarguito, sanzionato e chiuso dal sindaco della sua città. E’ un gesto estremo, ma che rende l’idea. Non crede che le parole, alla fine, servano a poco?

Sicuramente, altrimenti i politici e chi manda avanti il paese avrebbero fatto veramente tanto, ma è solo aria che esce dalla bocca. Io sono più pragmatico, mi piace più il fare che il parlare.

Il suo ashtag recita Io rimango aperto. Cosa vuol dire scusi?, che farà quello che ha fatto il suo collega di Pesaro?

La curva dei contagi non si sta impennando a causa dei ristoratori che osservano tutte le regole, ma di altri strumenti di assembramento che non li osservano. Quindi non danneggiando in alcun modo il mio paese e le persone che andrebbero fuori a svagarsi per un paio d’ore a cena, non capisco l’accanimento sui ristoratori e il nostro settore. E’ per questo che io sono aperto per chiunque voglia venire a cena nel mio locale.

Cosa intende Momi: che se noi scendiamo a Firenze con tanto di fotografo e taccuino, potremo sederci al suo ristorante e mangiare la famosa e straordinaria pizza di Tito Baracca anche dopo le 18?

Certo non vedo l’ora di accogliervi a braccia aperte. Ci sarò io personalmente, ma attenzione, non sono avido e non lo faccio per gli incassi come potrebbe pensare qualcuno. Ovviamente ci stiamo solo rimettendo di dpcm in dpcm. Semplicemente è un gesto di principio e io, a differenza di tanti altri in questo Paese, non rinuncio ai miei principi specialmente alla libertà di lavorare in maniera sicura, rispettando le regole finché queste non calpestano i miei diritti e i miei principi. La mia è una responsabilità come quella che un padre verso i propri figli e i verso i miei dipendenti. Sono cinquanta persone, di tutte le età e di tutte le etnie – da me ci lavorano italiani, rumeni, egiziani, marocchini, filippini, ucraini, albanesi, kossovari – con altrettante famiglie da mantenere che non si fidano più di casse integrazioni che non arrivano mai o arrivano dopo mesi e di parole inaffidabili che non trovano conferma. L’esempio palese è che alcuni dei miei non l’hanno ricevuta e siamo a fine ottobre e aperti da maggio. Qui ci sono persone che hanno dedicato la vita al lavoro, pagato regolarmente le loro multe, le loro tasse e i loro contributi e per una volta che hanno veramente bisogno per arrivare alla fine del mese che qualcosa venga reso loro, questo non succede, gettandoli nello sconforto e, ovviamente nella confusione più totale su cosa fare della loro vita più avanti.

Lei Momi non ce la fa a pagarli tutti stando chiuso?

Mi verrebbe da risponderle con una risata se ci fosse la voglia di ridere. Il settore alberghiero, quindi, bar ristoranti alberghi e tutto ciò che gira intorno a questi, è uno dei pilastri portanti di questo paese. Ma se da noi non entra un cliente a rinforzare questo pilastro possiamo fare poco.

Lei, ci viene da chiederle, sembra un tipo molto equilibrato. Cosa serve per farla incazzare?

Non sopporto la mancanza totale di etica e morale in chi dovrebbe guidare un paese in un momento così duro. Sembra che ognuno guardi soltanto al proprio orticello quando non si è capito che siamo tutti connessi, siamo tutti cittadini del mondo. Se io sto male e non lavoro nel giro di pochi mesi non andrò a fare acquisti e in altri mesi qualcuno dovrà sostenermi a sue spese. E in altri mesi ancora saremo centinaia di migliaia ad essere in questa condizione causando una delle piaghe più grandi degli ultimi mille anni.

Chiudiamo questa interSvista lasciando a lei la parola: dica quel che vuole come, del resto, ha fatto fino ad ora.

Confermando che sono una persona pragmatica e che le chiacchiere stanno a zero, la nostra categoria chiede sicurezza sulle date in cui verranno elargite queste casse integrazioni, azzeramento totale delle tasse fino all’uscita da tutta questa situazione, rimborsi rapportati ai mancati fatturati dell’anno precedente. Tutto questo a prescindere dalle riaperture.

Gliela facciamo, allora, un’altra domanda: lei conoscerà decine di colleghi che la pensano esattamente allo stesso modo se non peggio. Come mai nessuno sceglie di affiancarla nella decisione di aprire ugualmente?

Io non li biasimo. Probabilmente permettono a una vita comoda di precludere loro la possibilità di vivere una vita alla grande seguendo convinzioni e principi. Tuttavia in tanti si stanno muovendo e a breve ne sentiremo parlare.