(di Radio Radio TV) Scongiurando un secondo lockdown, il 18 ottobre veniva illustrato il penultimo Dpcm dal Premier Conte: “L’Italia non può permettersi una battuta di arresto”. Con queste parole il Presidente del Consiglio ha infatti escluso – per ora – l’ipotesi di un seconda interruzione forzata. In altri Paesi europei invece sono già arrivate misure più stringenti per arginare il virus che, secondo i dati, sembra essere in aumento.
In Irlanda, ad esempio, c’è già un secondo lockdown partito dal 21 ottobre e durerà per settimane. Nonostante le parole del Premier, l’Italia seguirà le orme degli altri paesi? Secondo lo psichiatra Alessandro Meluzzi sì. A suo avviso però il nostro paese dovrebbe far riferimento a modelli diversi come quello tedesco e svedese, che mirano all’ immunità naturale e alla salvaguardia degli anziani piuttosto che a imporre altre estrazioni sociali ed economiche.
Ecco il suo intervento a “Lavori in corso”.
Al lockdown si arriverà inevitabilmente come accadrà in tutta Europa e non solo per ragioni virologiche. Credo che, al di là delle vicissitudini di questo Governo, ci sia un quadro planetario, soprattutto europeo, che esige un lockdown sostanziale in cui uno dei ricercatori della Oxford University, che è quella che sta preparando il vaccino, ha parlato addirittura di un regime di chiusura sostanziale fino al mese di luglio del prossimo anno.
Questa è una malattia che produce lo 0,3% della mortalità, includendo l’80% di quelli che ne rischiano che sono gli ultrasettantenni. Se di fronte a questo rischio di mortalità abbiamo accettato già di distruggere l’economia, evidentemente c’è qualcosa che riguarda non soltanto la difesa della vita. Ci troviamo di fronte a un virus RNA, cioè che muta continuamente come quello dell’influenza. Non sarebbe meglio proteggere i vecchietti e lasciare i giovani liberi di vivere? Bisogna vedere le cose come stanno.
Uno delle ragioni per cui in Germania ci sono stati meno morti è perché gli anziani si proteggono di più. In Svezia anche. Ne potrei citare altri mille di modelli. Hanno lavorato sull’immunità naturale, sulla diffusione del virus, sull’aumento dell’immunità di gregge e sulla protezione degli anziani. Non è diverso anche perché Stoccolma è una metropoli come Milano”.